Un atto inaccettabile, infondato e precipitoso. È stata presa molto male, dall’Avana, l’espulsione di 15 diplomatici cubani dall’ambasciata a Washington.
Il caso è quello degli attacchi acustici che avrebbero danneggiato la salute, a Cuba, di una ventina tra diplomatici statunitensi e loro famigliari; una storia degna di una spy story ambientata in piena guerra fredda.
Heather Nauert, portavoce del dipartimento di Stato americano, ha detto: “Questa non è una punizione per Cuba, non stiamo dicendo che Cuba è responsabile di questi attacchi, voglio che questo sia chiaro; l’Avana però, in base alla convenzione di Vienna, deve assicurare l’incolumità dei diplomatici e delle loro famiglie”. Inoltre l’atto è necessario a riequilibrare il numero di feluche dopo che metà dei diplomatici statunitensi all’Avana sono stati richiamati in patria lo scorso venerdì, sottolineano gli americani. Da parte loro i cubani lamentano che: “Le informazioni fornite dagli Stati Uniti hanno portato la commissione di esperti cubani a concludere che i dati non erano sufficienti e che il primo ostacolo nell’indagine sui problemi di salute dei diplomatici, è stata l’impossibilità di contattare direttamente i pazienti e i medici che li hanno visitati” – ha detto il ministro degli esteri cubano, Bruno Rodriguez.
Nonostante il cambio di passo nelle relazioni con Cuba rispetto all’era obamiana del disgelo, il dipartimento di Stato americano precisa che il rilascio dei visti a Cuba prosegue regolarmente, come l’assistenza ai cittadini statunitensi in emergenza.
LIVE | Bruno Rodríguez: Cuba strongly condemns the decision as unfounded and unacceptable, as well as the pretext used to justify it. pic.twitter.com/UodP739mYO— teleSUR English (@telesurenglish) 3 ottobre 2017