Edifici pubblici e caserme della polizia cadono uno dopo l’altro nelle mani dei separatisti. Mentre a Donetsk, la situazione sembra sfuggita di mano alle autorità, il domino delle occupazioni si estende ormai a numerose città dell’est dell’Ucraina.
Fra le ultime in ordine di tempo quella portuale di Mariupol, dove una manifestazione filo-russa si è conclusa con la presa dei locali del municipio.
Separatisti e stampa vicina a Mosca sostengono intanto che Kiev stia moltiplicando le azioni repressive, con il segreto avallo della CIA.
Una versione abbracciata dai manifestanti, che a Donetsk tacciano il governo ucraino di “fascismo”.
“Vogliamo la pace nella nostra regione – dice una di loro -. Siamo qui per protestare contro il fascismo e i trattamenti discriminatori”.
Parole che rischiano di dare corpo ai peggiori timori di Washington: quelli di una rivolta delle componenti russofone, la cui difesa potrebbe indurre Mosca a forzare la mano e intervenire nell’est dell’Ucraina.