Milano, 9 gen. (askanews) - "Di colpi di Stato ce ne sono stati prima, molti di più percentualmente di quanti ce ne siano oggi. Bisogna tenere conto che ormai lo scacchiere geopolitico è abitato da 196 Paesi, quindi molti di più di quanti non ce ne fossero 50 o 100 anni fa. Quindi non credo che si possa imputare ai social media e ai nuovi media che ci siano queste, diciamo così, esuberanze negative della democrazia. Bisogna tenere conto del fatto che il 96% dei brasiliani, che sono 211 milioni, ha un cellulare e il 74% è abbonato a Internet". Lo ha detto adaskanews il sociologo Domenico De Masi, con cui abbiamo commentato le vicende dell'assalto al Parlamento e ai palazzi del potere brasiliano da parte dei sostenitori dell'ex presidente Bolsonaro, che si sono organizzati sfruttando massicciamente gli strumenti della tecnologia."L'esuberanza informatica del Brasile - ha aggiunto il professore - è un'altra delle dimostrazioni della modernità di questo Paese. D'altra parte, se già qualcosa di molto simile era successo negli Stati Uniti d'America non ci meraviglia che succeda anche in Brasile, dove la dittatura militare è stata imperante per 20 anni, tra il 1964 e il 1984. Quindi praticamente tutti quelli che hanno più di 40 anni sono nati sotto la dittatura militare e sono stati educati in quel contesto. E poi si deve tenere conto del fatto che durante i quattro anni di governo di Bolsonaro si è fatta un'ampia pubblicità alle armi e all'uso delle stesse. Sotto questo aspetto Bolsonaro ha 'americanizzato' il Brasile molto dipiù di quanto non si fosse fatto prima".De Masi poi ha allargato il ragionamento a limiti e pregi di una democrazia più diretta: "Ciò che crea la democrazia - ci ha detto - sono tre aspetti, che noi in sociologia chiamiamo 'agenzie di socializzazione': la famiglia, la scuola e i media. Questi ultimi sono stati aggiunti da poco e sono stati il telefono, la radio, la televisione, ora internet e tra poco ci sarà anche l'intelligenza artificiale. Quindi abbiamo sistemi nuovi che consentirebbero una democrazia sempre più diretta, sempre meno mediata"."Questa volta sono stati gli scienziati e non i politologi che ci hanno messo in grado di avere una democrazia diversa, più immediata e partecipativa - ha concluso Domenico De masi -. I politologi sono invece in ritardo".