Uno Stato ridotto per i palestinesi. Il Premier israeliano Benjamin Netanyahu attendeva soltanto l’insediamento ufficiale di Donald Trump alla Casa Bianca per lanciare la nuova politica di espansione dello Stato Ebraico. Il Premier ha autorizzato i piani di costruzione di 566 nuove abitazioni nei sobborghi di Gerusalemme Est, oltre la Linea Verde.
Il plauso del sindaco Meir Turjeman: “Mi era stato chiesto da tutti di attendere fino al 20 del mese quando Donald Trump sarebbe stato ufficialmente Presidente degli Stati Uniti. Trump ci dà speranza” ha affermato.
I piani di espansione delle colonie a Gerusalemme Est erano rimasti bloccati dopo la risoluzione delle Nazioni Unite che aveva condannato l’espansione delle colonie ebraiche. Il cambio di amministrazione negli Stati Uniti va chiaramente contro gli interessi del popolo palestinese.
Jibril Rajoub, numero due del Fatah e possibile successore di Abbas: “La palla è ora nel campo di Donald Trump: spiegare se appoggia e sostiene Israele in base ai confini del 1967 oppure se appoggia uno Stato espansionista, fascista, razzista e colonialista” ha detto, confermando una tendenza alla radicalizzazione delle opposte visioni sul futuro dei due popoli in Medio Oriente.
Per ora, e in attesa di consultazioni dirette con Trump, il Premier Netanyahu ha invece rinviato la decisione su una proposta di legge per l’annessione del più grande insediamento a Sud-Est di Gerusalemme, Malé Adumim. Una mossa che comprometterebbe in maniera radicale la continuità territoriale di un futuro Stato palestinese.
Congrats to my friend President Trump. Look fwd to working closely with you to make the alliance between Israel&USA stronger than ever — Benjamin Netanyahu (@netanyahu) 20 gennaio 2017