Bisceglie - Molfetta: reportage su Condotta sottomarina e trivelle

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Bisceglie/Quattro i corsi principali che interessano l'area: l'emissario-depuratore fognario del Comune di Bisceglie sito in Lama di Macina, i reflui dall'emissario-depuratore fognario del Comune di Corato, che proseguono il loro percorso a cielo aperto per c.a 12 Km, tra Lama Santa Croce e Lama di Macina (formandovi il corso idrico "Le Lame"), i reflui dall'emissario-depuratore fognario dei Comuni di Terlizzi e Ruvo di Puglia (integrato e installato presso il confine sud-occidentale del territorio di Ruvo di Puglia), e gli scarichi del depuratore di Molfetta, proseguendo per condotta interrata e raggiungendo il mare aperto a Torre Calderina.

Un grande progetto dai costi notevoli, ma che fine farà l'area protetta?

"E' di 13 milioni di euro il progetto preventivato per la Condotta sottomarina che convoglierà le acque reflue di Bisceglie, Corato, Molfetta, Ruvo e Terlizzi in questa zona, ovvero quella che si prevede essere un'area marina protetta ma che oggi è già un sito di importanza comunitaria grazie al poseidoneto San Vito, che verrà espiantato per posizionare la condotta" - afferma Titti Mastrapasqua, attivista biscegliese.

"Ad oggi" - prosegue Mastrapasqua nel video del reportage - "sappiamo che da progetto definitivo, questa condotta sarà lunga 3 km e 260 metri e che scaricherà qui a largo oltre 60.000 tonnellate di fogna, che ha un livello di depurazione bassissimo: presenta schiuma, solidi sospesi e chissà quanti altri inquinanti. Purtroppo questa battaglia la stiamo conducendo in solitaria noi cittadini. Gli enti competenti, sia comunali che regionali, sono tutti d'accordo alla realizzazione di questa condotta sottomarina".

"13 milioni di euro" - osserva Mastrapasqua - "basterebbero per adeguare tutti i depuratori coinvolti da questa canalizzazione e adeguarli al riutilizzo delle acque reflue in agricoltura, evitando gli scarichi a mare che invece danneggiano l'ecosistema marina e che in questo caso addirittura creeranno dei danni irreversibili al poseidoneto che invece è l'ultimo baluardo che abbiamo contro l'erosione della costa. E' evidente lo stato di degrado della Torre dovuto alla continua erosione" - Conclude Mastrapasqua.

Resta da chiedersi il senso di tale sforzo economico. Cosa cambierà se ad essere scaricata in mare aperto saranno comunque reflui fognari?

E visto che i problemi non arrivano mai da soli, verso Bari le compagnie petrolifere multinazionali potrebbero presto installare le loro stazioni grazie al decreto "Sblocca Italia" voluto dal Governo Renzi: a parte il pericolo di disastro ambientale nel caso gli idrocarburi dovessero finire in mare, il dettaglio più drammatico è l'air-gun, ovvero la tecnica utilizzata per sondare il fondale.

"Una non ritorno sulla contaminazione che viene prodotta con onde sonore a partire dalla superficie per la ricerca di qu

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