36 anni. Questa la condanna contro il capitano del traghetto Sewol, affondato il 14 aprile al largo delle coste meridionali della Corea del Sud, con un bilancio di circa 300 vittime. La sentenza è stata decisa dalla corte di Gwanjiu. Il capitano rischiava la pena di morte anche se in Corea del sud è in atto una moratoria ultradecennale, ma è stato prosciolto dall’accusa di omicidio derubricata ad abbandono della nave e incuria.
Il governo sudcoreano ha deciso la fine delle ricerche dei dispersi, durate circa sette mesi. Una decisione non accettata dalle famiglie delle vittime.
Il numero totale di morti e dispersi è di 304: nove persone mancano ufficialmente all’appello, mentre i corpi recuperati sono 295, tra cui l’ultimo di una ragazza trovato dai sub alla fine dello scorso mese.