Il presidente ucraino Petro Poroshenko condanna le elezioni legislative del 2 novembre nell’autoproclamata repubblica di Donetsk.
A rischio la fragile tregua siglata il 5 settembre a Minsk. Non è bastata ai ribelli la legge che prevede uno status speciale e maggiore autonomia per alcuni distretti delle regioni separatiste del sud-est per tre anni.
“Sono elezioni fasulle senza nessun valore legale e che potrebbero mettere a rischio la tregua. Non sono riconosciute da alcune autorità internazionale”, ha detto Poroshenko.
Ultimatum inascoltati dalla controparte separatista che non riconosce a Kiev e al suo esecutivo nessuna autorità.
Il premier dell’autonominata repubblica di Donetsk, nel lanciare la sua campagna elettorale nella città di Novoazovsk ha detto: “L’Ucraina non vuole confrontarsi politicamente, ma solo militarmente. Le condizioni di Minsk non sono state rispettate e le operazioni militari contro di noi non si sono fermate neppure un giorno”.
E in effetti le violenze proseguono. Donetsk continua ad essere bombardata soprattutto in alcuni quartieri dove ci sono i centri di controllo dei ribelli e nella zona attorno all’aeroporto. Con gli attacchi di Kiev che arrivano soprattutto dal cielo.