Poche ore prima del tredicesimo anniversario dell’11 settembre Barack Obama ha parlato in diretta televisiva alla nazione spiegando la necessità di lanciare una nuova offensiva militare contro il terrorismo islamico. Lui, che voleva mettere fine a un decennio di guerre, rilancia l’offensiva contro gli eredi di Al Qaeda, i jihadisti dell’Isis che si sono consolidati tra Iraq e Siria.
“Ho detto chiaramente che daremo la caccia ai terroristi che minacciano il nostro Paese, ovunque essi siano. Questo significa che non esiterò ad agire contro l’Isis in Siria, come in Iraq”.
A differenza di 13 anni fa, gli Usa non intendono partecipare a missioni di combattimento, ma sostenere le forze sul campo militarmente ed economicamente alla testa di una vasta coalizione.
“Nella lotta contro l’Isis – haaggiunto Obama – non possiamo contare sul regime di Assad che terrorizza la sua gente. Un regime che non recupererà mai la legittimità che ha perso. Invce, dobbiamo rafforzare l’opposizione come miglior controparte agli estremisti”.
Stando ai sondaggi, questa settimana il 71% degli americani erano favorevoli a raid aerei, contro il 54% di tre settimane fa e il 45% di giugno. Il discorso di Obama ha un timing perfetto, in vista delle elezioni di midterm a novembre. Il nostro corrispondente da Washington, Stefan Grobe:
“Il Presidente ha cercato di mantenere l’equilibrio tra quella che sembra una necessità politica e militare, e quello che il pubblico è pronto a tollerare durante una campagna elettorale. Una larga maggioranza di americani è ancora contraria a ogni missione di forza statunitense in Medioriente. Ma allo stesso tempo, gli americani vogliono che il loro presidente risponda con forza alla minaccia dell’Isis. La strategia di Obama riflette questo: i jihadisti saranno distrutti con il cruciale supporto americano, ma i combattimenti sul campo devono essere portati avanti dalle forze locali. Questa strategia potrebbe dare a Obama, se necessario, abbastanza flessibilità per accelerare l’azione dopo le elezioni di novembre”.