C’era quasi ressa alle bancarelle del mercato di Jabaliya, a poche ore dalla fine del cessate il fuoco: la popolazione della Striscia di Gaza si aspetta da un momento all’altro la ripresa dei bombardamenti israeliani, l’interruzione dei servizi, l’impossibilità di approvvigionarsi: la ripresa di quel lungo incubo interrotto da una settimana di pace.
Al Cairo i negoziati sono ripresi nel pomeriggio, nel tentativo di trasformare il cessate il fuoco in una tregua prolungata. La proposta messa sul tavolo dal mediatore egiziano non soddisfa integralmente nessuno dei contendenti, e nessuno dei due finora è stato disposto a fare passi decisivi.
Secondo il coordinatore delle Nazioni Unite per il processo di pace, è impossibile una pace duratura se Israele non mette fine al blocco delle frontiere:
“Sono convinto che non si possa lasciare Gaza nelle condizioni in cui si trovava prima di quest’ultima escalation, altrimenti le restrizioni imposte alla Striscia di Gaza, sull’ingresso e uscita di beni e persone, continueranno a generare instabilità, sottosviluppo e conflitti”.
A poche ore dalla scadenza del cessate il fuoco, sulla Striscia di Gaza si è nuovamente infittito il ronzio dei droni, si è già affacciato anche qualche aereo. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha avvertito: “siamo pronti a qualsiasi scenario, colpiremo con forza se riprenderanno a sparare”.