Il più euroscettico dei Paesi dell’Unione anticipa tutti. Per gli elettori della Gran Bretagna, assieme a quelli olandesi, giovedì 22 sarà già tempo di elezioni continentali. Tradizionalmente poco entusiasta delle quote di sovranità cedute a Bruxelles, al di là della Manica la gente conferma i malumori.
“Non sappiamo niente delle elezioni. Siamo inglesi, ma non sappiamo nulla di ciò che accade in Europa, anche se ne facciamo parte” afferma Adil, che lavora all’Università come tecnico.
“Per quel che riguarda l’interesse delle persone su ciò che accade in Europa, non c‘è sufficiente trasparenza sulle conseguenze nella vita delle persone di ciò che accade a Bruxelles” afferma Michael, che lavora nel marketing.
Musica per le orecchie di Nigel Farage, leader dello United Kingdom indipendence party, il meno europeista dei poco europeisti partiti britannici, che a Strasburgo va a fare il guastatore e dell’Unione proprio non vuole saperne. Accreditato dagli ultimi sondaggi di un 35% di consensi che staccherebbe di oltre 10 punti i laburisti. Conservatori ancora più staccati.Ma il vero primo partito potrebbe essere quello di chi diserta le urne.
Ne spiega uno dei motivi Katie Ghose, dell’Electoral reforme society, che promuove un cambiamento della legge elettorale.
“Il 95% degli elettori britannici non conosce i propri parlamentari europei. Il che è piuttosto scioccante ed è un altro esempio della distanza che c‘è tra i britannici e le questioni europee. C‘è una cosa semplice che possiamo fare: cambiare il sistema elettorale, che non piace né agli elettori né ai partiti”.
Il riferimento è alle “liste bloccate” con le quali vengono eletti gli europarlamentari britannici. Il contrario di quanto avviene in Italia, che le contempla nella legge elettorale nazionale, ma che alle Europee contempla le preferenze.
Ma questa tornata europea potrebbe anche essere l’ultima, se David Cameron dovesse vincere le politiche del prossimo anno e indire il referendum sull’uscita dall’Unione promesso oltre un anno fa.