Se non è guerra civile, le somiglia molto da vicino. Odessa e Sloviansk sono i teatri degli scontri tra separatisti e favorevoli al governo di Kiev.
Nella città portuale l’episodio più drammatico: la sede dei sindacati, dove erano rifugiati i filorussi, è stata data alle fiamme. Oltre 30 i morti, la maggior parte a causa dei fumi, qualcuno, raccontano le testimonianze, gettandosi dalle finestre.
Quando sono intervenuti i vigili del fuoco era già troppo tardi. In precedenza c’erano stati degli scontri tra le opposte fazioni che hanno provocato quattro morti.
Filorussi e filogovernativi si rimpallano le accuse. I primi affermano che siano stati gli estremisti filonazisti di Pravi sektor, assieme a ultras calcistici, a dare il la alle violenze. Kiev replica che i sostenitori di Mosca erano già pronti a dare battaglia.
Odessa, pur trovandosi a ridosso della Crimea, era stata finora risparmiata dalle violenze che hanno caratterizzato altre città dell’est dell’Ucraina.
Ma dopo il precipitare della situazione a Sloviansk la reazione a catena è stata repentina. Nella roccaforte separatista Kiev ha ripreso venerdì quelle che definisce “operazioni antiterrorismo”, mettendo in azione mezzi blindati ed elicotteri, due dei quali sono stati abbattuti dai ribelli tramite lanciarazzi portatili.Tre le vittime nell’esercito, più numerose tra gli insorti.