Una sparatoria a un posto di blocco dei separatisti filo-russi nell’Ucraina orientale fa traballare il già fragile accordo di Ginevra siglato la settimana scorsa da Kiev, Mosca, Washington e Bruxelles.
L’episodio, avvenuto nella notte alle porte di Sloviansk, ha fatto almeno tre vittime. I filorussi accusano i nazionalisti ucraini, mentre Kiev parla di una provocazione ordita da Mosca.
“Delle persone sono saltate giù dalle auto e hanno aperto il fuoco – afferma un attivista filo-russo – i nostri hanno cominciato a correre in varie direzioni, quando qualcuno ha gridato di abbassarsi. Un cecchino stava sparando a quelli che cercavano di raggiungere il villaggio”.
Sloviansk, che si trova a 150 chilometri dal confine russo, è sotto il controllo delle milizie che si presentano come gruppi di autodifesa e che non mostrano alcuna intenzione di deporre le armi, come richiederebbe l’accordo di Ginevra.
Il responsabile locale appoggiato dalle milizie filorusse, Viatcheslav Ponomarev, afferma che, fino a oggi, si erano visti soltanto scontri circoscritti che avevano provocato perdite minime. “A partire da adesso – aggiunge – nessuno può aspettarsi alcuna pietà da parte nostra”.
Il timore è che la sparatoria neutralizzi il tentativo di distensione avviato dal governo di Kiev, che sabato aveva annunciato la sospensione delle operazioni militari nel sud-est del Paese, per favorire una soluzione negoziata della crisi.