Vittime e tensioni. L'Egitto spaccato a tre anni da Piazza Tahrir

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Una scia di vittime lastrica l’anniversario della rivoluzione del 2011, che portò in Egitto al rovesciamento di Mubarak.

A metà giornata erano già almeno quattro i morti negli scontri con le forze dell’ordine, contati dal Ministero della Sanità in diverse zone del Paese.

Come qui al Cairo, la polizia è intervenuta in numerose città con spari e gas lacrimogeni, per disperdere i sostenitori del presidente deposto.

In mattinata un gruppo d’ispirazione qaedista aveva rivendicato la serie di bombe di venerdì e lasciato presagire la possibilità di nuovi attacchi.

Minacce che già all’alba sembravano concretizzarsi nella Capitale con l’esplosione di un ordigno vicino a una stazione di polizia. Solo un ferito, ma secondo le autorità già il là a una giornata bollente per le opposte manifestazioni.

Carri armati e stato di massima allerta vorrebbero però secondo numerosi testimoni soprattutto arginare le contestazioni al governo.

Se i sostenitori del generale al-Sisi celebrano la sollevazione che rovesciò Mubarak, per molti altri fra coloro che allora manifestavano, piazza Tahrir è oggi il simbolo di una rivoluzione incompiuta e di un regime che avrebbe semplicemente cambiato volto.

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