Se non altro tutta questa austerità è servita a qualcosa. L’Eurostat ha certificato il primo miglioramento del debito pubblico di Eurolandia da quasi sei anni a questa parte.
Nel periodo luglio-settembre dell’anno scorso la titanica cifra è scesa a 8.842 miliardi di euro, ovvero il 92,7% del prodotto interno lordo.
Progressi si osservano in tutte le principali economie, Germania, Francia e Italia, anche se, per distinguere buoni e cattivi, bisogna tenere conto della posizione di partenza.
L’Italia, scesa sotto il 133% con 2.068 miliardi, rimane il secondo Stato membro più indebitato del blocco in rapporto al Pil. Il primo, la Grecia, ha sfondato quota 170% nell’estate del suo secondo salvataggio.
A fare meglio in confronto al secondo trimestre 2013 è stato il Portogallo, calato di 2,6 punti percentuali al 128,7% dopo i tagli imposta dalla troika dei creditori internazionali.
Ma a saltare davvero all’occhio, osservando il quadro generale dei debiti pubblici, è quanto l’Eurozona lontana da quel parametro di Maastricht fissato al 60% del Pil.
Su 17 Paesi dell’allora blocco monetario sono solo in 4 a rispettarlo. Per fortuna a gennaio è entrata la Lettonia. Anche lei, per ora, tra i Paesi virtuosi.