"Senza dimora", l'operazione contro l'evasione fiscale più ingente degli ultimi 4 anni nella Provincia di Rimini. Nove evasori totali per circa 296 milioni di euro, 17 indagati e 33 società coinvolte, di cui 12 sammarinesi. Due invece gli anni di indagini da parte della Guardia di Finanza con oltre 100 finanzieri coinvolti. Si tratterebbe di un'organizzazione criminale, capeggiata da un calabrese. Nell'operazione coinvolti anche due commercialisti e consulenti fiscali, al momento indagati per favoreggiamento. Poneva al vertice di aziende fittizie dei "prestanome", pluripregiudicati e spesso non reperibili, gerarchicamente ed economicamente da lui dipendenti, sui quali, dietro compenso, esercitava il suo forte potere decisionale. Individui in forte stato di bisogno finanziario, pronti a spostarsi sul territorio per disperdere le proprie tracce. F.G., cittadino originario calabrese, mente e capo dell'operazione, in pochi anni avrebbe dato vita ad un intricato sistema di "frode carosello", comprendente società "cartiere", società "filtro" e "utilizzatori finali", il tutto con inizio dalla Repubblica di San Marino, società "cedenti". L'organizzazione, con basi logistiche nel territorio riminese, in Calabria (Palmi) e sul Monte Titano, effettuava scambi commerciali, prevalentemente nel campo della telefonia, acquistando partite di merce da società sammarinesi, da rivendere poi su tutto il territorio nazionale, movimentando enormi quantità di denaro. Analizzando le movimentazioni di decine di conti correnti bancari, i finanzieri hanno ricostruito i vari passaggi di denaro e scoperto che dietro le aziende sammarinesi si nascondevano in realtà soggetti implicati a vario titolo nel sistema di frode. Le Istituzioni sammarinesi hanno immediatamente provveduto alla revoca delle licenze commerciali di alcune delle società coinvolte. I "colletti bianchi", un commercialista di Ravenna ed uno operante in Calabria, indagati per favoreggiamento personale, provvedevano a presentare impeccabili quadri finanziari delle aziende, falsi e costruiti, per garantire profitti illeciti all'organizzazione, ostacolando le indagini in corso. Le fiamme gialle hanno contestato all'organizzazione criminale reati quali associazione a delinquere, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione dei redditi, occultamento e distruzione di documenti contabili. Oltre 50 le perquisizioni effettuate sul territorio nazionale ed i conti correnti passati al vaglio.