BISCEGLIE | Protesta pescatori: tregua armata

amica9tv 2011-02-18

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BISCEGLIE | Protesta pescatori: tregua armata "Non ci muoveremo da qui fino a quando la comunità europea non revocherà le nuove norme sulle reti più larghe e sulle sanzioni di natura penale". Alessandro Gadaleta, un giovane pescatore molfettese, riassume così i motivi della protesta che questa mattina, su Banchina Seminario del porto di Molfetta, ha riunito un centinaio di lavoratori della pesca provenienti anche da Monopoli, Mola, Trani, Bisceglie e Barletta. Si sono dati appuntamento qui per dire "no" all'articolo 9 del regolamento della comunità europea numero 1967, il nuovo nemico della categoria. La serrata proseguirà ad oltranza anche i prossimi giorni. Alle 16.30 di oggi pomeriggio è prevista una riunione con i rappresentante di Assopesca cui parteciperanno anche il sindaco di Molfetta, senatore Antonio Azzollini e il consigliere regionale Antonio Camporeale. Intanto, oltre 50 motopescherecci questa mattina erano già fermi. Del resto, non tutte le imbarcazioni sono provviste delle nuove reti con le maglie da 50 millimetri (più grandi rispetto a quelle da 20 millimetri finora in dotazione): "Innanzitutto chiediamo una proroga per l'entrata in vigore delle nuove norme visto che le reti con le maglie più larghe ancora non si trovano in commercio", spiega Gadaleta, "ma soprattutto vogliamo il ritiro definitivo di queste norme: è assurdo che dobbiamo lavorare col rischio di essere perseguiti penalmente con multe che vanno da 10 mila a 600 mila euro. Ma è proprio in termini tecnici che queste regole non stanno in piedi". Il perché lo spiega un altro pescatore, Vincenzo de Gennaro: "Con le maglie più larghe peschiamo il 70 per cento in meno del prodotto. Possiamo così dire addio a moscardini, sardine, triglie e polpi di piccolo taglio e in genere tutto il novellame. Pesce che, tra l'altro, ha un ciclo di vita molto breve e finisce per morire in mare". Le nuove norme, inoltre, impongono ai pescatori di ributtare in mare il pesce di piccola taglia che dovesse trovarsi accidentalmente nelle reti "ma molti di essi, come per esempio le pescatrici, già muoiono nelle reti al momento della pesca e non avrebbe senso ributtarle in mare: anzi, una volta ripescate da altri motoscherecci risulterebbero completamente putride". Ma ci sono altri aspetti da considerare che rischiano di mettere a rischio l'unità degli operatori: "Per noi i controlli della Guardia Costiera sono più frequenti e più pressanti, mentre i motopesca lavorano in acque internazionali", dice ancora de Gennaro che fa parte degli operatori della piccola pesca, quelli che lavorano con le lampare in aree di mare più sottocosta. Non meno importanti i contraccolpi sui consumatori finali: "Se il prodotto pescato è ridotto io pescatore sarò costretto a venderlo a prezzi più alti per coprire i costi e con la crisi che c'è in molti non potranno più permettersi di mangiare il pesce. Inoltre, al mercato non si troverà più un singolo merluzzo che pesi meno di 300 grammi mentre i ristoratori dovranno rinunciare alle fritture". fonte: www.barisera.net 

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