Sulla legittimità del blocco navale israeliano

Federico Berti 2025-09-29

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Israele giustifica il blocco navale di #Gaza come misura di sicurezza bellica legittima secondo il diritto internazionale consuetudinario. Il problema è che questo stesso quadro giuridico invocato dalle autorità israeliane, prevede comunque di garantire l'accesso agli aiuti umanitari. Quindi il blocco navale a Gaza non è illegale solo per tutti quei trattati e quei tribunali che Israele non riconosce, ma anche per la propria stessa legge. Mi spiego, la Quarta Convenzione di Ginevra (ratificata da Israele) è esplicita a riguardo: gli articoli 33, 55 e 59 vietano le punizioni collettive, impongono che le popolazioni civili ricevano cibo, medicinali e beni essenziali durante i conflitti. Quando un blocco impedisce a questi beni di raggiungere i civili, i corridoi umanitari devono essere aperti. Non lo dice la Sumud #Flottilla, lo dice la Convenzione di ginevra che #Israele ha sottoscritto e che riconosce come valida.
Ovviamente, c'è il garbuglio malamente azzeccato: le autorità israeliane sostengono che i carichi umanitari potrebbero contenere materiali a duplice uso per #Hamas, cioè del tipo: non faccio entrare il sapone, perché potresti usarlo per farne degli esplosivi. Ridicolo. Nessuna legge permette di violare la Convenzione di Ginevra sulla base della semplice possibilità di un uso improprio del materiale civile. Esistono già regolamenti internazionali per ispezionare e controllare i beni a duplice uso senza far morire di fame intere popolazioni. Questo pone chi applica il blocco, in violazione delle leggi riconosciute dal proprio stesso paese. Chi dovrebbe controllare i controllori? La Corte Suprema Israeliana avrebbe il potere costituzionale di intervenire quando le azioni governative violano il diritto umanitario internazionale. Perché non lo fa? Semplice: il governo #Netanyahu ha promosso una riforma del sistema giudiziario che limita la capacità della Corte di contestare le decisioni esecutive, oltre a porre la nomina dei giudici sotto l'autorità del governo stesso, qualcosa di molto simile alla nostra separazione delle carriere. Sebbene le proteste di massa del 2023 abbiano congelato queste riforme, ci sono già stati avvicendamenti nelle nomine dei giudici.
Organizzazioni israeliane per i diritti umani come Gisha e Phri hanno presentato diverse petizioni alla Corte Suprema, che (guarda un po') nel marzo 2025 le ha respinte sulla base di fonti rabbiniche , mescolando dottrina religiosa e diritto laico. Questo è motivo di forti preoccupazioni tra gli stessi cittadini israeliani, che vedono sempre più limitato il loro margine di dissenso. Ecco il motivo per cui i convogli umanitari che sfidano il blocco non sono #antisemiti, ma piuttosto alleati dei gruppi interni alla società civile israeliana: ogni volta che una nave umanitaria viene fermata nelle acque internazionali o #palestinesi, rafforza gli argomenti legali delle organizzazioni israeliane che fanno ricorso ai propri tribunali.

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