Milano, 10 ott. (askanews) - Un processo in piena regola, andato in scena non nell'aula di un tribunale ma all'Università Bocconi di Milano in occasione della 12esima edizione del Salone della Csr e dell'innovazione sociale. Sul banco degli imputati è finito il Salone stesso: un modo originale - e dal sapore provocatorio - per mettere in evidenza tanto gli aspetti positivi quanto le criticità della più importante manifestazione italiana dedicata alla cultura della sostenibilità."Quest'anno abbiamo scelto come titolo 'Sfidare le contraddizioni'. Quindi ci sembrava anche corretto metterci un po' in gioco. Perchè anche noi, come organizzatori del Salone, sappiamo di cadere anche in contraddizioni - spiega ad askanews Rossella Sobrero, Gruppo promotore del Salone della Csr -. E quindi, devo dire anche con un po' di coraggio, abbiamo deciso di sottoporci a questo processo per capire che cosa funziona, che cosa va migliorato, soprattutto in una logica di innovare sempre con uno spirito costruttivo".Proprio come in un vero processo, prima la parola è passata al pubblico ministero, per la requisitoria dell'accusa, poi all'avvocato difensore che, a sostegno delle proprie argomentazioni, ha anche portato in aula una serie di testimoni."Nello spirito costruttivo di critica nei confronti del Salone, abbiamo sostenuto l'accusa di 'green washing', nel senso di aver creato un ambiente autoreferenziale da parte delle imprese, e quindi dando poco spazio a voci critiche, antagoniste ma costruttive, rispetto a tematiche, come quella della sostenibilità, che hanno bisogno di una lettura complessa di quello che accade nella realtà - racconta il giornalista Luca Ferraiuolo che ha indossato i panni dell'accusa- . E anche di non dar conto poi dei risultati, anche dal punto di vista culturale, che eventi come il Salone poi producono sulla società"."Ci siamo difesi raccontando la storia del Salone - controbatte l'avvocato Roberto Randazzo -. Il Salone è un luogo di comunicazione, networking, contatto, condivisione di best pratices. In sostanza è il luogo dove si crea un ecosistema di condivisione. E poi è anche una storia di successo che ha coinvolto centinaia di società e organizzazioni no profit, e tutte queste sono direzionate verso la crescita del sistema della sostenibilità".Infine, come in un vero processo, è arrivato il verdetto del giudice e della giuria. "E' andata bene perchè la giuria ci ha assolto dal primo capo d'accusa che il pubblico ministero ci aveva fatto, cioè di essere un luogo di dove le aziende vengono solo a raccontare gli aspetti positivi, non parlando delle criticità, da questo siamo stati assolti - sottolinea ancora Sobrero, Gruppo promotore del Salone della Csr -. Dal secondo capo d'accusa siamo stati assolti ma con l'impegno di migliorare il dialogo con soggetti esterni, senza che il Salone si trasformi in un luogo di litigio, e soprattutto - come succede in tanti talk show - dove ci sono parti contrapposte perchè il salone non è questo. E la terza accusa, che era quella di non aver mai misurato l'impatto culturale generato, il giudice e la giuria hanno chiesto di organizzare un gruppo di lavoro o qualche momento di riflessione su come in futuro misurare gli impatti culturali che il Salone ha saputo generare. Quindi tutto sommato non è andata male".Una sentenza accolta con soddisfazione da tutte le parti in causa.