Affascinante e 70s forever. Lo definiva così Bradley Cooper ai tempi del suo A star Is Born: «Il mio film è un omaggio a lui e allo spirito di quel decennio». Kris Kristofersson, cantante/attore/icona, è morto a Maui, alle Hawaii, il 28 settembre: aveva 88 anni. L'abbiamo saputo quasi due giorni dopo: un'eccezione in un'epoca in cui, via social, sappiamo tutto subito. Ma lui, no. Veniva da un altro mondo. Questo lo diceva lui.
L'ultimo concerto è stato nel 2020: l'anno dopo, è arrivato l'annuncio del ritiro. La famiglia dice che è morto serenamente, a casa. Era una leggenda. E davvero incarnava nel corpo, nella voce e nello sguardo gli Anni 70. Quando era diventato la young star del new country, la old music americana che lui aveva saputo far conoscere ai giovani hippy. "Battezzato" da Johnny Cash, era stato anche fidanzato con Janis Joplin. Tra i fondatori dei mitici The Highwayman (superband country), ha incrociato nella sua carriera di musicista anche Dolly Parton, Willie Nelson ed Elvis Presley. Bob Dylan ha confessato di adorarlo, cosa non frequente. Ma ha dovuto aspettare il 2004 per diventare mito, inserito finalmente nella Country Music Hall of Fame.
Il fatto è che a inizio Anni 70 era entrato nel cast immaginifico della New Hollywood. Il nuovo cinema americano che rivoluzionò tutto, non solo Hollywood. Dennis Hopper, che l'aveva aiutato a superare la dipendenza dall'alcol, lo convinse che aveva la faccia giusta per il cinema. E lo fece esordire nel suo Fuga da Hollywood (1971), post western molto hippy style. Lo chiamarono anche i grandissimi Martin Scorsese (Alice non abita più qui) e Sam Peckinpah (Pat Garret e Billy Kid, Voglio la testa di Garcia, Convoy). Poi la doppietta, che lo trasforma in simbolo del decennio: È nata una stella (1976) con Barbra Streisand e la sua storia vera di musica e dipendenza. Quello "rifatto" da Bradley Cooper e Lady Gaga. E I cancelli del cielo di Michael Cimino, post-post western epocale, struggente e definitivo. Che chiude quel decennio, la parabola della New Hollywood e, forse, il mito stesso del western come grande romanzo cinematografico americano. Tra i suoi film successivi ci sono Stati di allucinazione progressiva, La figlia di un soldato non piange mai, la saga di Blade, Planet of the Apes, Fast Food Nation. L'ultimo film è Blaze di Ethan Hawke (2018).
Nel messaggio con cui la famiglia ha annunciato la sua scomparsa, si legge: “Grazie per averlo amato tutti questi anni. Quando vedrete un arcobaleno in cielo, sappiate d'ora in poi che è lui che ci sta sorridendo”. Molto 70s...