Nella sua rubrica, «Palomar», Antonio Polito commenta le aderenze tra Giorgia Meloni e Viktor Orban sull’Ucraina: «Proviamo a immaginare cosa sarebbe successo se il governo Meloni avesse contraddetto i vertici dell'Unione europea e si fosse schierato con Orban su una questione come l'ambiente, l'aborto, i diritti dei transgender o l'omofobia – nota Polito - L'opposizione avrebbe fatto a pezzi il governo e la polemica avrebbe tenuto banco per settimane». Il governo, invece, ha condiviso recenti scelte di politica estera con Budapest e contro il parere tra gli altri di Usa, Francia, Gran Bretagna e dell’Alto commissario Ue: «Perché non se ne è accorto nessuno? – si chiede - Perché l'opposizione, in sostanza, è d'accordo con il governo. L'Ucraina non deve usare le armi occidentali per colpire le basi da cui i russi lanciano i loro attacchi. Quindi non ha diritto al contrattacco. Solo la Russia può usare le sue armi sul territorio ucraino, non viceversa». È la posizione espressa dal ministro Tajani a Bruxelles ma che non è comparsa nel comunicato finale del vertice di maggioranza. «Dunque, l'opposizione sta rinunciando a colpire Giorgia Meloni sul fronte più debole, più esposto, che ha in questo momento sia dal punto di vista dei rapporti internazionali che interno alla maggioranza – continua Polito - Uno scontro non da poco. E anche una smentita del voto appena espresso dal nuovo Parlamento europeo che con 495 sì e 137 no aveva chiesto di far cadere quel veto nei confronti dell'Ucraina. Viene da chiedersi: ma allora che votiamo a fare per il Parlamento europeo?».