La storia la conosciamo. Venerdì scorso arrivano dei dati dall’America che sorprendono. Gli Stati Uniti, vera locomotiva della crescita mondiale, hanno creato meno posti di lavoro. La Federal Reserve non ha tagliato i tassi, che significa che i soldi presi in prestito costano in interessi come prima, non meno. Le Big Tech considerate vincenti in questi anni hanno però raggiunto quotazioni impensabili solo un anno fa. A questo va aggiunto che in Medio Oriente la crisi potrebbe allargarsi.Il meccanismo è chiaro. Queste crisi accadono in estate o in autunno. E dopo che i mercati sono cresciuti molto come in questi anni. Chi di mestiere gestisce soldi inizia a fare qualche conto. Gli investitori fanno i bilanci sui propri investimenti. E se i guadagni potenziali sono positivi, come accaduto in questi mesi si pensa a portare a casa quelle che tecnicamente si chiamano plusvalenze. E cioè guadagni.A questo si aggiunga il fatto che chi sta sui mercati teme che le perdite possano allargarsi. La parola d’ordine è vendere. Gli anglosassoni come al solito sono affilati nelle definizioni: panic selling. Vendite da panico dovute alla paura che i prezzi scendano ancora si rimanga con il cerino acceso in mano.Questa la descrizione di quanto accade e sta accadendo sui mercati.E noi piccoli risparmiatori? Quello a cui si deve prestare attenzione non è la miccia che fa esplodere la situazione, sia essa la disoccupazione americana (indice di rallentamento più che di recessione statunitense) o il mancato taglio di tassi o la quotazione delle nbig tech.Ma, come i dicono gli economisti, gli analisti finanziari, gli elementi fondamentali di uno Stato se abbiamo investito i nostri soldi in titoli emessi da quel Paese, per esempio l’Italia. O i fondamentali di un’azienda se abbiamo investito parte dei nostri soldi. Se siamo in grado di rispondere possiamo decidere per conto nostro. Ma se non siamo in grado di decidere meglio affidarsi a chi fa questo di mestiere.