Secondo appuntamento con Conversazioni, le interviste del direttore di Style Magazine sui temi più attuali della nostra contemporaneità. Con Alessandro Zan, partendo dal diritto inalienabile di tutti noi alla felicità, parla di situazioni niente affatto superate: «Essere una persona LGBTQIA+ oggi è ancora un problema. I casi di intimidazione non sono affatto rari, al punto che alcuni soggetti particolarmente sensibili si sono tolti la vita a causa di episodi di bullismo e di emarginazione». I due dialogano sul «patriarcato come macchina dell'infelicità». Su termini, forse, non così passati di moda. Sui social che amplificano errate percezioni, ma, dice Zan, «nello stesso tempo aiutano i giovani a capire che gli individui non possono essere discriminati per quello che sono (...) L'aumento della visibilità è positivo perché le persone visibili sono persone felici». È l'omofobia il problema, la malattia, la patologia: «È odio verso se stessi riversato all'esterno», spiega l'attivista e politico. Che invita a educare all'apertura in famiglia, nelle istituzioni e nelle scuole. E propone, come risposte all'odio fomentato anche da certi politici, «case rifugio e centri antidiscriminazione come quelli per le donne vittime di violenza anche per le persone LGBTQIA+, dove possono trovare una risposta di accoglienza, una nuova famiglia, un'assistenza legale».
Alessandro Zan è un politico e attivista, noto per il suo impegno nella comunità LGBTQIA+. Ha promosso il primo registro anagrafico per le coppie di fatto in Italia e ha relazionato il disegno di legge contro omofobia, transfobia e abilismo. È candidato alle Elezioni Europee 2024 con il Partito Democratico.