A Rmeich, villaggio cristiano tra Libano e Israele: «Qui viviamo in pace, ma le bombe al fosforo hanno distrutto i campi coltivati»

Corriere della Sera 2024-04-27

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L’intervista a padre Toni Elias, maronita di 41 anni e viceparroco del villaggio cristiano di Rmeich nel sud del Libano, al confine con Israele. Una zona tradizionalmente sciita e nelle mani di Hezbollah. Ma il villaggio di padre Elias è uno dei pochi rimasti nel sud del paese che siano ancora abitati nonostante i bombardamenti. Ci vivono più di 6 mila persone: «Molti ci chiedono come sia possibile – dice padre Elias – Non abbiamo parlato né con Hezbollah, né con gli israeliani. Abbiamo parlato con l’autorità militare, semmai: abbiamo chiesto che non partano missili da questa zona e che altrettanti non ne vengano lanciati qui. Soprattutto, abbiamo fede nel Signore». Sebbene sia geograficamente nel fuoco incrociato, né Hezbollah sembrerebbe aver utilizzato l’area di Rmeich a scopi militari, né gli attacchi israeliani sembrerebbero averla designata come bersaglio. Ma padre Toni Elias denuncia i danni subiti dalle bombe al fosforo: «Hanno danneggiato il 70% dei territori – racconta – I nostri agricoltori non hanno potuto raccogliere le olive. È stato risparmiato solo il 30% degli appezzamenti». Le bombe al fosforo sono vietate dalle commissioni internazionali. Tra gli altri effetti dannosi, questo tipo di arma offensiva danneggia in modo permanente i campi: «È per questo che nel villaggio non abbiamo scuole e non c’è lavoro».

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