Roma, 10 apr. (askanews) - I trattamenti farmacologici possono ridurre la morbilità e la mortalità, ma la loro efficacia è limitata nei casi di scarsa aderenza alla terapia e di interruzione precoce. Un fenomeno che già vent'anni fa l'Organizzazione Mondiale della Sanità definiva un "problema mondiale di portata impressionante", che si riverbera sul paziente, con una peggioramento della malattia, e sul Sistema sanitario nazionale con un aumento dei costi legati all'assistenza, soprattutto nel caso di patologie croniche come ad esempio le malattie cardiovascolari. Delle possibili vie da intraprendere per migliorare l'aderenza terapeutica si è discusso a Roma nel corso della presentazione del documento, "Il valore, attuale e prospettico, dell'aderenza alla terapia. Scenario e proposte di raccomandazioni", promosso da Edra, con il supporto non condizionante del Gruppo Servier in Italia, frutto del lavoro di un board di esperti clinici, farmaco-economici e di sanità pubblica."È evidente - dichiara ad askanews Giovambattista Desideri, Professore ordinario di Geriatria, Sapienza Università di Roma - che la scarsa aderenza terapeutica condiziona la mancata protezione e quindi un aumento degli eventi cardiovascolari piuttosto che la riacutizzazione delle problematiche croniche. Come possiamo migliorare l'aderenza terapeutica? Fondamentalmente semplificando la vita dei pazienti. Molto spesso i pazienti prendono più farmaci, semplificare la vita ai pazienti significa cercare di ridurre al meglio delle nostre possibilità la complessità dello schema terapeutico e oggi, grazie alla disponibilità di farmaci in associazione, riusciamo a mettere all'interno della stessa pillola 2 o 3 principi attivi a tutto vantaggio dell'aderenza terapeutica".Oltre alla semplificazione del regime terapeutico il documento indica come prioritario l'inserimento di un indicatore di misurazione all'interno del Nuovo Sistema di Garanzia (NSG) dei Livelli Essenziali di Assistenza. "L'aderenza sicuramente è un fattore associato a migliore qualità della vita e a una riduzione della mortalità nella popolazione - dichiara ad askanews Graziano Onder, Segreteria Scientifica Istituto Superiore di Sanità - ed è un fattore complesso legato a tanti aspetti: al numero di pillole che si prendono, al livello socio-economico della persona, a come viene assistita. Quindi gli interventi per migliorare l'aderenza devono essere interventi multidimensionali che hanno come target non un singolo aspetto ma tutti questi aspetti. E poi dobbiamo essere in grado di misurare quello che facciamo, quanto siamo bravi nel migliorare l'aderenza. Per questo servono degli indicatori, come l'indicatore sviluppato da Italia Longeva che può essere implementato dentro i LEA, indicatori che ci dicono quanto bene il paziente è assistito".Quello dell'aderenza alle terapie, è stato evidenziato durante l'incontro, è un problema complesso che richiede un approccio sistemico."È necessario migliorare i modelli organizzativi del Ssn - dichiara ad askanews Tonino Aceti, presidente Salute Equità - rendendoli ancor più sartoriali per i pazienti cronici nei confronti dei quali l'aderenza alla terapia è fondamentale ma bisogna anche innovare i modelli professionali. E poi bisogna lavorare sui percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali e poi far diventare questa questione un banco di prova per le Regioni che dovranno essere misurate effettivamente anche sulla loro capacità di garantire l'aderenza oppure no e questo lo devono fare ai fini LEA".