Attese e qualità eterogenea: il rischio di una Sanità per censo

Askanews 2024-03-27

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Roma, 27 mar. (askanews) - Nove italiani su 10 ritengono che il Servizio sanitario nazionale sia un pilastro della nostra società - uno spazio "sacro" dove ridimensionare le diseguaglianze territoriali, socio-economiche e culturali - e giudica positiva o comunque sufficiente la qualità delle prestazioni ricevute. Ma vi sono criticità nel riuscire ad usufruire dei servizi sanitari: il 53% degli italiani si trova ad affrontare tempi di attesa eccessivamente lunghi rispetto all'urgenza della propria condizione clinica; il 37% segnala la presenza di liste bloccate o chiuse, nonostante siano formalmente vietate; e circa 1 su 2 sceglie direttamente la sanità a pagamento, senza neanche provare a prenotare nel Ssn. Sono i risultati principali che emergono dal 21esimo rapporto "Ospedali & Salute", promosso da AIOP-Associazione italiana ospedalità privata e realizzato in collaborazione con il Censis.Secondo il rapporto Aiop-Censis, in Italia l'accesso alla sanità rischia di diventare sempre più "per censo", con lunghe liste d'attesa che determinano una divaricazione tra coloro che possono rivolgersi al mercato delle prestazioni sanitarie al di fuori del Servizio sanitario nazionale e coloro che, non potendo ricorrere alla sanità a pagamento per ragioni economico-sociali, devono scegliere tra un'attesa suscettibile di compromettere, in tutto o in parte, il proprio stato di salute e la rinuncia alle cure.Il ministro della Salute Orazio Schillaci: "Noi siamo ai primi posti per alcune prestazioni in Europa. Io credo che riammodernando il Servizio sanitario nazionale, combattendo veramente le liste d'attesa - cosa che stiamo facendo, e a breve avremo un piano accurato su questo - con la collaborazione soprattutto delle Regioni e dei vari stakeholder, credo che possiamo migliorare notevolmente il Servizio sanitario nazionale e cercare di ridurre quello che è per i cittadini sicuramente il problema più brutto, che sono proprio le liste d'attesa".Per il 68% degli italiani, spiega ancora il dossier, è indifferente se una struttura sia pubblica o privata accreditata, in quanto a contare è la qualità delle prestazioni ricevute; ma per il 56% la presenza del privato accreditato rappresenta una necessità, in considerazione delle difficoltà degli ospedali di diritto pubblico nel rispondere in tempi appropriati alla domanda di prestazioni dei cittadini. Poco meno della metà degli intervistati, inoltre, ha una percezione positiva del Servizio sanitario della propria regione, ma emerge una estrema eterogeneità nella qualità degli interventi e dei trattamenti offerti dalle strutture del Ssn: negli ultimi 12 mesi, il 16% delle persone che hanno avuto bisogno di rivolgersi ai servizi sanitari si è recato in un'altra regione, nell'ambito delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario.La presidente nazionale AIOP Barbara Cittadini: "La salute è un diritto costituzionalmente garantito: bisogna ineluttabilmente individuare una riforma di sistema che consenta a questo nostro straordinario e meraviglioso Sistema sanitario, immaginato dal legislatore su base universalistica e solidaristica, di ritrovare la propria natura e le proprie potenzialità. Noi già registriamo che con la legge di bilancio 2024-2026 qualcosa è stato fatto. Adesso riteniamo che dati i presupposti e le scelte iniziali di questo governo, che ci sia un investimento a riorganizzare e riefficentare il Sistema, sia rispetto alla rete ospedaliera che ai servizi territoriali".Da questa situazione, conclude l'Aiop, discendono due fenomeni principali da attenzionare: l'effetto erosivo sulla ricchezza dei cittadini, che ovviamente impatta in modo difforme le classi di reddito; e il rinvio o la rinuncia alle cure di chi non può sostenere i costi della sanità a pagamento.Giorgio De Rita, segretario generale Censis: "Quello che notiamo è che si va nella direzione giusta, ma servirebbe una forte accelerazione perchè le tensioni sociali si stanno accumulando e non è un lusso che ci possiamo permettere".

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