(Adnkronos) - “Il pubblico italiano tornerà ad avere fiducia nel cinema italiano quando vedrà gli attori italiani entrare nelle produzioni internazionali. È la piccola battaglia che io sto facendo per la quale dico che i ruoli italiani devono essere interpretati da attori italiani è perché nel momento in cui Alessandro Borghi, Sabrina Impacciatore, un Luca Marinelli sono in una produzione internazionale, improvvisamente il pubblico italiano si sente rappresentato in quello che considera essere il cinema di livello A o B”. Comincia così il video integrale nel quale l’attore Pierfrancesco Favino lancia la sua battaglia proprio dalla Mostra di Venezia, per accendere un faro sui ruoli degli attori italiani nel panorama internazionale. “Se invece noi consentiamo ai nostri ruoli di essere recitati da attori non italiani, cosa unica nel mondo in questo istante, ecco che saremo sempre nello stesso campionato ma per i ruoli di retrocessione. Questa è una piccola battaglia da fare”, affonda Favino. Che sottolinea: “Nessun Paese al mondo in questo momento sta consentendo a Pierfrancesco Favino di fare, giustamente, Kennedy o Tom Ford. E noi invece stiamo tranquillamente dicendo che tutta la famiglia Gucci è italo americana, senza problemi. Se va bene, va bene per tutti”. L’attore, a Venezia come protagonista assoluto di ‘Comandante’ di Edoardo De Angelis e presente anche nel film di Stefano Sollima, ‘Adagio’, si toglie molti sassolini dalle scarpe: “Io sono un po’ stanco di essere additato con un cliché dell’italiano fatto in un certo modo. Per me un attore è libero di pensare di essere una giraffa belga. Quello è il nostro mestiere, noi esistiamo per essere quello che non siamo. Ma se le regole comuni sono queste, allora a queste regole dobbiamo partecipare anche noi. Soprattutto perché chi viene qui ha un risparmio del 45% di tasse”. "La polemica di Favino io la condivido. Ha pienamente ragione. Visto che capita spesso che gli americani facciano film sugli italiani, ha perfettamente un suo senso che siano interpretati da italiani. Ferrari, un modenese, che viene dal Nebraska, fa un po’ ridere". Così all’AdnKronos il regista Pupi Avati intervenendo nella polemica scatenata dalle dichiarazioni dell’attore. "Quando ho girato il film su Dante Alighieri, noi siamo stati sedotti dall’idea di farlo interpretare ad Al Pacino -rivela il maestro Avati- Ma per quanto lui sia un italo americano, poi ci siamo ricreduti. E grazie a Dio abbiamo scelto Sergio Castellitto e Alessandro Sperduti, quindi attori italiani. Il film ha avuto un grande successo e questo conferma che con attori italiani il film ha una credibilità assoluta maggiore". "Quello che dice Favino è assolutamente giusto: come loro pretendono di far interpretare gli americani agli americani, gli italiani devono essere interpretati d italiani. Anche perché se no la presa diretta, elemento fondamentale per valutare la credibilità dell’attore, come la valutiamo?". Favino ha ragione, gli americani hanno avuto molto più spazio nei film italiani che non il contrario. Anche se Favino ha fatto diverse partecipazioni in film americani, ma non possiamo assolutamente fare un paragone”. Lo dice all’Adnkronos Edwige Fenech, commentando le dichiarazioni dell’attore. “Anche nel film Gucci, per carità gli attori sono grandi attori ma non sono italiani, oltre al fatto che sul film bisogna stendere un velo pietoso, non è certo il modo giusto di dipingere una famiglia”, aggiunge la Fenech. “Il tema posto da Pierfrancesco Favino, che è un mio caro amico, è una questione molto complessa, su cui bisognerebbe riflettere in maniera più approfondita e comunque il fatto che oggi ne stiamo discutendo dimostra l’importanza del tema”. Così l’Adnkronos il regista premio Oscar Gabriele Salvatores commentando le dichiarazioni dell’attore Pierfrancesco Favino.