Roma, 1 lug. (askanews) - "La libertà di espressione non è libertà di aggressione e non legittima la disinformazione e l'attacco alla democrazia": così il presidente del tribunale elettorale del Brasile spiega la sentenza che ha comminato otto anni di ineleggibilità per "abuso di potere" a Jair Bolsonaro. Il milionario ex presidente del Brasile secondo il tribunale ha sparso notizie infondate dopo la vittoria del rivale Luis Inacio Lula da Silva, incitando i suoi seguaci di estrema destra in gennaio ad attaccare il palazzo presidenziale, il Parlamento e la Corte suprema.Al cuore della sentenza un incontro virtuale che Bolsonaro tenne nel luglio 2022, tre mesi prima della sconfitta alle presidenziali, cercando per quasi un'ora di convincere un gruppo di ambasciatori esteri che il sistema di voto elettronico in uso da trent'anni nel paese non è trasparente e affidabile."Non sono morto, eleggeremo molti sindaci l'anno prossimo, non è la fine della destra in Brasile" ha detto Bolsonaro. I suoi avvocati meditano il contrattacco, forse anche con un ricorso davanti alla Corte suprema. Per ora, la sentenza significa che non potrà presentarsi alle presidenziali del 2026.A Rio de Janeiro decine di persone sono scese in strada a festeggiare, ma la gente nella grande città è divisa. "Io sono contro, è una mossa politica e i brasiliani guardano con tristezza. Ho paura che succeda come in altri paesi, che la gente vada in strada e ci sia una guerra politica" dice un uomo. Per un altro, "Bolsonaro è molto forte, e se indica qualcuno che non è bruciato, quella persona otterrà molto riscontro". E una terza carioca:"Io sono a favore dell'ineleggibilità di Bolsonaro, per via di molte cose che ha fatto che non mi sembrano appropriate al suo ruolo".La politica brasiliana continua così a muoversi attorno alle sentenze dei tribunali. Nel 2021, la Corte Suprema aveva assolto Lula dalla condanna per corruzione del 2017 che lo aveva portato anche in carcere, dichiarando che il giudice non era stato imparziale, e aprendo la via al ritorno al potere dell'ex sindacalista già presidente del paese per due mandati.