Roma, 17 apr. (askanews) - Si vede una colonna di fumo nero tra le abitazioni e il rumore di spari riecheggia nella capitale sudanese Khartoum, nel terzo giorno di combattimenti tra esercito regolare e paramilitari con un bilancio arrivato a quasi 100 morti e decine di feriti.Le violenze sono scoppiate il 15 aprile dopo settimane di lotte di potere tra il capo dell'esercito sudanese Abdel Fattah al-Burhan e il suo vice, Mohamed Hamdan Daglo, che comanda le potenti Forze Paramilitari di Supporto Rapido (RSF).L'infuriare degli scontri, da guerra civile, ha scatenato un'ampia protesta internazionale con appelli per un immediato cessate il fuoco e per il dialogo. La richiesta di porre fine alle violenze è arrivata anche dal G7 in Giappone. "C'è una forte preoccupazione condivisa per i combattimenti, la violenza in Sudan, la minaccia che rappresenta per i civili, per la nazione sudanese e anche potenzialmente per la regione", ha detto il Segretario di Stato americano Antony Blinken. "Tutti i nostri partner sono fermamente convinti della necessità di un immediato cessate il fuoco e di un ritorno ai colloqui, colloqui che si sono dimostrati molto promettenti nel mettere il Sudan sulla strada di una piena transizione verso un governo a guida civile" ha detto Blinken.Secondo l'Oms gli spostamenti nella capitale sono difficili e stanno finendo le forniture mediche, i sudanesi rimangono rintanati in casa. Combattimenti si sono verificati anche fuori dalla capitale.