Roma, 27 feb. (askanews) - "Bisogna scollegare questo fatto perché non sia strumentalizzato, questa tragedia, con la situazione che accade in mare, con il decreto Piantedosi, l'ho chiamato Piantedosi. Ovviamente in questo tratto di mare non fanno pattugliamento, non fanno ricerca, salvo quando ci mandano nei porti al nord, e dobbiamo passare per forza per questo tratto di mare, sennò non passeremmo. È chiaro pure che questa rotta della Turchia l'anno scorso è molto aumentata, da un po' hanno cominciato ad arrivare numeri significativi, ma è una rotta diversa dalla nostra": così Juan Matias Gil, Capo missione per la ricerca e il soccorso in mare di Msf (Medici senza frontiere), nel corso di una conferenza stampa online sul naufragio dei migranti davanti alle coste di Cutro, in Calabria."Tutto ciò ovviamente entra nella stessa problematica, una mancanza di un meccanismo di ricerca pro-attivo per evitare queste morti in questo mare o al largo della Libia dove facciamo ricerca e soccorsi noi", ha aggiunto."Le persone continueranno a fare questa rischiosa traversata, per mancanza di canali legali sicuri, e continuernno a morire perché non ci sono meccanismi di soccorso e continueremo a lamentarci di queste tragedie", ha concluso.