Padova, 23 gen. (askanews) - La tempistica reale di accesso alle terapie innovative per il paziente può richiedere da 3 a 6 mesi, a causa della burocrazia regionale, nonostante l'impegno dell'Aifa. Il Veneto, però, è un esempio virtuoso e con Motore Sanità analizza i flussi di accesso per snellire le tempistiche in un'area ad altissima innovazione come quella oncologica, ematologica, immunologica. L'occasione è un evento ad hoc "L'accesso regionale alle terapie innovative - l'esempio della Regione Veneto " che si è svolto a Padova, presso l'Istituto Veneto di Medicina Molecolare (il VIMM), organizzato con il contributo di Janssen Pharmaceutical Companies of Johnson&Johnson, Pfizer, Amgen, Bristol Myers Squibb, Gilead, MSD, Lilly, Takeda.Professor Enzo Bonora, Ordinario di Endocrinologia, Università di Verona: "L'accesso è buono - sottolinea Bonora - nel senso che quello che è previsto si possa fare viene fatto, esiste ancora una discrepanza tra persone che hanno la possibilità di frequentare le strutture specialistiche e quindi di avere la prescrizione di certi farmaci e quelli che in quelle strutture specialistiche non ci vanno mai. Per cui la teoria c'è, la pratica a volte non è ottimale. C'è da dire - osserva - che in certe strutture specialistiche dove esiste un'autorizzazione a prescrivere farmaci innovativi non sempre c'è la sensibilità di instradare i pazienti verso quelle terapie e da quel punto di vista dobbiamo sicuramente cercare di migliorare". I farmaci innovativi hanno un costo elevato e in Veneto da otto anni è al lavoro una commissione che analizza il farmaco in ambito ematologico.Mauro Krampera, Direttore UOC Ematologia AOUI Verona: "In Veneto c'è una commissione per i farmaci innovativi che dal 2015 si sta occupando di analizzare i nuovi farmaci innovativi che in genere sono ad alto costo, in ambito ematologico. Lo scopo di questo gruppo di lavoro - sottolinea Krampera - è proprio quello di analizzare in dettaglio l'innovatività di questi farmaci e collocarla all'interno del percorso terapeutico che questi farmaci devono garantire all'interno del trattamento del paziente. Sono farmaci ad alto costo e quindi devono essere inseriti nel posto giusto proprio per non essere utilizzati in modo inappropriato".Nell'ambito della reumatologia però i farmaci innovativi non sono ancora stati considerati. Silvia Tonolo, Presidente ANMAR Onlus Associazione Nazionale Malati Reumatici: "Dal 2000 abbiamo l'avvento dei farmaci biotecnologici però per terapie innovative si intendono farmaci che fanno parte di fondi dedicati nazionali che poi danno uniformità a livello nazionale. Per quanto riguarda la reumatologia - evidenzia Tonolo - non somno stati ancora considerati, esistono per l'oncologia, l'ematologia e altre branche specialistiche, purtroppo per la reumatologia no. Auspichiamo, quindi, che ci sia una velocità di ingresso nella reumatologia per questi farmaci, anche nella nostra branca".