Tumore al polmone: ecco le armi più efficaci per combatterlo

Askanews 2022-11-11

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Milano, 11 nov. (askanews) - Diagnosi basate su test genetici con terapie personalizzate e cucite "su misura" del paziente: sono le armi più efficaci nella lotta contro il tumore al polmone, patologia killer che ogni anno uccide 34 mila persone in Italia e più di 1 milione nel mondo. Non è tuttavia corretto identificare il tumore al polmone come un'unica neoplasia. Non a caso "Tumore al polmone: non uno ma tanti" è stato il titolo del dibattito organizzato a Milano da Janssen Oncology per tracciare un bilancio aggiornato della situazione con alcuni tra i massimi esperti del settore."E' sbagliato parlare di un solo tumore perchè in realtà noi abbiamo diviso nel corso degli anni il tumore polmonare in due grosse fasce: non a piccole cellule e a piccole cellule - spiega l'oncologo Diego Cortinovis -. Non a piccole cellule è circa l'80% di questi tumori. Ma all'interno del non a piccole cellule un ulteriore suddisvisione sulla base istologica: cioè vuol dire come si presenta di fatto al microscopio, quindi adenocarcinoma che è quello più frequente, 60-65%, squamocellulare e a grandi cellule".A fare la differenza è dunque la medicina di precisione: "Il tumore del polmone ad oggi - puntualizza Antonio Passero, oncologo medico Divisione di Oncologia Toracica dello IEO di Milano - è quel tipo di malattia che siamo in grado di spacchettare, anche se il termine sembrerebbe un po' grezzo, per migliorare gli esiti dei trattamenti e la sopravvivenza dei nostri pazienti. Questo grazie all'utilizzo di test genetici che ci permettono di capire al meglio la biologia della malattia, che significa capire perchè la malattia si sviluppa e quali sono le strade che utilizza per svilupparsi"."Andare a fare test genetici sul tumore permette effettivamente di individuare la terapia più corretta che si attaglia proprio al sottotipo di tumore che ho di fronte", aggiunge Cortinovis.I vari sottotipi di tumore mutano geneticamente. E circa un terzo dei pazienti con tumore non a piccole cellule presenta un'alterazione del cosiddetto gene EGFR: "Per EGFR sono più o meno 10 anni che abbiamo la possibilità di utilizzare dei farmaci mirati che vengono chiamati inibitori tirosin-chinasici - chiarisce ancora Passero -: delle piccole pillole che utilizzate tutti i giorni hanno la possibilità di migliorare la sopravvivenza di questi tumori riducendo chiaramente le tossicità rispetto alla chemio, riducendo anche i volumi di malattia".Farmaci come l'anticorpo monoclonale sviluppato da Jansenn per curare non il tumore, ma la mutazione: "Un farmaco che ci permette di andare su delle mutazioni specifiche, amivantamab, quindi delle mutazioni rare - sottolinea Daniela Curzio, Therapeutic Area Oncology Medical Manager Jansenn Italia -. Ma tanto è più rara la mutazione tanto più sembra nella storia della malattia che i farmaci possano essere efficaci perchè sono la medicina di precisione, quindi farmaci target. Noi lavoriamo con questo prodotto in pazienti che hanno il tumore polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato proprio pazienti che hanno mutazione EGFR con inserzione dei lesionamenti con questo farmaco, amivantamab, che è molto efficace su questo tipo di mutazione".I primi risultati sono incoraggianti: "C'è efficacia nella riduzione del tumore. Tant'è che la riduzione della progressione della malattia o la completa scomparsa della malattia è addirittura del 43% con una sopravvivenza di quasi 23 mesi. Quindi un dato importante per i pazienti e per i clinici", conclude la manager di Jansenn Italia.

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