Roma, 20 ott. (askanews) - La Società Oftalmologica Italiana chiede al nuovo governo l'impegno morale per accendere la luce sulle difficoltà economiche e organizzative che impediscono all'oculistica italiana di sostenere e curare i pazienti a rischio perdita della vista, così come viene fatto in Germania, Francia, Spagna e con difficoltà sempre crescenti in Inghilterra.L'oftalmologia - secondo Soi - è l'ultima della fila, ghettizzata quale cura "elettiva", quindi non prioritaria né indispensabile. Rappresenta, insomma, la cenerentola del Servizio Sanitario Nazionale. "Abbiamo chiesto 600 milioni di sostegno economico per adottare le nuove tecnologie - sottolinea Matteo Piovella, presidente Soi - sappiamo che nel sistema sanitario nazionale che è sofferente sono impegnati solo 1.500 medici oculisti dei 7mila presenti, sappiamo che gli oculisti italiani ogni anno salvano la vista a un milione e mezzo di persone. Ma dobbiamo fare un salto di qualità, dobbiamo prevedere delle open door per persone selezionate a rischio perdita della vista perché non è possibile che queste persone abbiano bisogno di assistenza e debbano aspettare 3-4-5 mesi per una visita".Settemila medici oculisti salvano la vista a un milione e mezzo di persone ogni anno, effettuando 20 milioni di visite oculistiche con capacità e competenza. Dal 16 al 19 novembre, si terrà a Roma il 101esimo Congresso Nazionale Soi, con il compito di creare la positiva attenzione per migliorare e poter superare le difficoltà a carico dei soggetti a rischio perdita della vista, a sostegno dei soggetti deboli, dei bambini e delle persone anziane."Dopo il Covid è tornato imperativo la difficoltà di accesso alle cure - prosegue Piovella -. A un paziente che chiama per ricevere un appuntamento per una visita oculistica in ospedale gli viene risposto che le visite sono chiuse e avrà un controllo fra sei mesi. Per essere operati a una cataratta ci vogliono due anni al Nord e tre al Sud". "In questo 101esimo congresso della Soi - conclude il presidente Piovella - dobbiamo concentrarci nel finalizzare queste nostre capacità. Abbiamo gli strumenti, abbiamo le capacità, sappiamo cosa dobbiamo fare, ma dobbiamo renderlo disponibile a tutti".Un lavoro, quello degli oculisti italiani, che cerca di impedire il raddoppio delle persone cieche previste entro il 2030 proprio dalla Soi.