https://www.pupia.tv - La Polizia di Stato, coordinata dalla Procura Antimafia di Milano, ha eseguito tra le province di Milano e Pavia diverse misure cautelari nei confronti di soggetti ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di usura ed estorsione, aggravata dal metodo mafioso, spaccio di sostanze stupefacenti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Dieci gli indagati, di cui tre condotti in carcere, altri quattro ai domiciliari e uno sottoposto a obbligo di presentazione.
L’indagine ha, ancora una volta, rafforzato il recente trend criminale emerso in numerose inchieste in base al quale le organizzazioni mafiose, in un’ottica imprenditoriale, prediligono la penetrazione del tessuto economico-commerciale, anche avvalendosi di attori del settore compiacenti e disposti ad alterare le regole del libero mercato.
Le investigazioni, sebbene ancora nella fase delle indagini preliminari, hanno consentito di disvelare un complesso, quanto redditizio – si stima che in totale il giro di affari legato alle sole emissioni di false fatture ammontasse diversi milioni di euro - meccanismo fraudolento incentrato su una vera e propria “vendita di denaro” da parte di alcuni degli indagati che consentiva da un lato di poter camuffare dei prestiti di tipo usuraio o delle vere e proprie estorsioni e dall’altro di lucrare sul fisco o sullo sfruttamento di manodopera in nero.
L’attività in questione ha sviluppato le risultanze raccolte dalla locale Divisione Anticrimine la quale, nel 2019, ha disvelato un articolato sistema di artifizi contabili consistente nella emissione di false fatture da parte di ditte che fungevano da mere cartiere ossia società fantasma non operative. A seguito di tali accertamenti il Tribunale di Milano – Sezione Misure di Prevenzione aveva emesso un decreto di sequestro a carico di uno degli attuali indagati, risultato affiliato alla ‘ndrangheta, in particolare all’articolazione della locale di Giussano (Monza e Brianza), direttamente collegata alla locale di Guardavalle (Catanzaro), quale gestore di fatto, attraverso una serie di prestanome, di società cartiere che emettevano false fatturazioni al fine di mascherare altre operazioni ed attività illecite.
Raccolte le dichiarazioni di due presunte vittime di usura da parte del medesimo indagato destinatario del provvedimento di sequestro. Lo stesso approfittando delle difficoltà economiche delle vittime, avrebbe loro prestato ingenti somme di denaro, nell’ordine di migliaia di euro, a tassi di interesse usurario, variabili tra il 10% e il 30% mensili, che, qualora non restituiti avrebbero determinato delle pesanti conseguenze nei loro confronti. (21.07.22)