In una mattinata al consolato ucraino di Milano si incrociano storie, aspettative e preoccupazioni di tanti profughi e degli italiani che li ospitano. Un centinaio, forse di più, le persone in attesa davanti ai cancelli per ottenere un documento, prolungare il passaporto, attestare la propria genitorialità per poter ripartire dall'Italia verso altri paesi europei. C'è chi ha trovato un posto a Milano, ma anche chi viene dal Veneto o dall'Emilia. "Ci sono due file - spiega Liudmyla, ucraina che vive a Torino e che ha accompagnato le due ragazze che ospita in casa - una per le mamme coi bambini, la seconda per tutti gli altri". .Il colpo d'occhio è quello di tante donne che spingono un passeggino o portano il figlio in braccio. "Veniamo da Odessa e siamo scappate dalla guerra per la prima volta nel 2014, quando vivevamo nel Donbass", racconta Viktorija. "Devo solo rinnovare il passaporto, è una bella coda, ma si sopporta", precisa. Tatiana, traduttrice in fuga da Odessa, aspetta invece di poter fare una procura con cui delegare un suo parente in Ucraina per alcuni importanti atti: "Ho fatto la valigia in un'ora per scappare e non ho avuto proprio modo di pensare al resto", spiega in perfetto italiano. "Appena potrò - conclude - vorrei tornare nel mio paese". .di Andrea Lattanzi