https://www.pupia.tv - Un decreto di fermo di indiziato di delitto e un'ordinanza di detenzione nell'istituto minorile Fornelli sono stati emessi dalla Dda di Bari e dal Tribunale per i Minorenni di Bari ed eseguiti dalla squadra mobile di Foggia nei confronti di padre e figlio, parenti al capo clan della batteria foggiana Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese, ritenuti responsabili dell'attentato dinamitardo avvenuto il 9 gennaio scorso ai danni del ristorante Poseidon di Foggia.
I due rispondono di detenzione e porto di materiale esplosivo, danneggiamento aggravati dal metodo mafioso e il padre anche di tentata estorsione. L'ordigno artigianale fu posizionato di notte all'esterno dell'ingresso del locale in vico Ciancarella, provocando, a seguito dell'esplosione, il danneggiamento della saracinesca e degli interni del locale.
Alla loro identificazione gli investigatori sono arrivati grazie ai filmati delle telecamere pubbliche e private della città, che hanno immortalato due soggetti travisati nel momento in cui è stato posizionato l'ordigno artigianale e il successivo tragitto percorso per tornare a casa, durante il quale i due si sono liberati di parte degli indumenti indossati nella fase esecutiva dell'attentato, mentre altri sono stati sequestrati durante una perquisizione.
«L'onda generata dall'esplosione e il materiale proiettato avrebbero potuto cagionare gravi lesioni, anche potenzialmente mortali, a chi si fosse trovato in quel momento nei pressi del luogo dell'esplosione», secondo la Dda di Bari. Gli accertamenti tecnici hanno infatti rivelato che l'ordigno possedeva «spiccata potenzialità offensiva» e, in effetti, la deflagrazione ha causato «rilevanti danni, - prosegue la nota della Procura - consistenti in danneggiamento di infissi, suppellettili, arredi, vetrate e parte delle strutture murarie del locale».
Nei due provvedimenti «viene contestata - continuano gli inquirenti - anche l'aggravante della mafiosità dell'azione criminale, con specifico riferimento alle eclatanti modalità con cui l'azione è stata commessa, facendo esplodere un ordigno sulla pubblica via, modalità tipiche delle metodiche mafiose ed idonee a provocare allarme sociale nella collettività, rafforzando il messaggio intimidatorio ai danni delle vittime».
Sul punto la Procura evidenzia, inoltre, che uno stretto famigliare dei due indagati è un presunto affiliato a una delle batterie mafiose della città, «con il compito di riscuotere materialmente le somme estorsive dai commercianti ambulanti del mercato settimanale di Foggia». (18.02.22)