Rifiuti Napoli, omessa bonifica del Vallone San Rocco: sequestrati tre milioni a imprenditore

La Repubblica 2021-07-21

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I carabinieri per la Tutela ambientale e la transizione ecologica, i finanzieri del Comando provinciale e gli agenti dell'Unità operativa Tutela ambientale della polizia locale di Napoli hanno eseguito, su disposizione del gip del Tribunale di Napoli, un divieto di dimora, in Campania ed in Abruzzo, nonché di sequestro preventivo di beni del valore di 3 milioni di euro. Il destinatario della misura personale e reale è Bruno Sansone, imprenditore napoletano del settore edile e dello smaltimento dei rifiuti, titolare, tra le altre, della Edilcamaldoli s.r.l. e della Sansone s.r.l., indagato per il delitto di omessa bonifica. L'inchiesta è scaturita dall'esposto di alcuni cittadini che hanno denunciato ai magistrati inquirenti le condizioni di degrado e compromissione ambientale del Vallone San Rocco, area sita all'interno del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli."Si tratta - spiegano le forze dell'ordine - di una zona cittadina, collocata in prossimità del polo ospedaliero, che avrebbe dovuto costituire il polmone verde della metropoli ed invece è risultata costantemente afflitta da continui sversamenti ed interramenti di rifiuti speciali, anche pericolosi. Gli incessanti depositi di rifiuti hanno anche cagionato un grave rischio di dissesto idrogeologico". Proprio per la mancata bonifica della cava Suarez, ex cava di tufo posta al centro del Vallone e del Parco, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea aveva già condannato lo Stato italiano. Sansone, a tal proposito, chiedeva ed otteneva l'autorizzazione alla ricomposizione ambientale della cava, che veniva tuttavia utilizzata, per anni, secondo gli inquirenti quale sito di illecito smaltimento dei rifiuti da costruzione e demolizione, contenenti anche amianto, derivanti dalle attività delle proprie aziende. Proprio per "il delitto di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti" all'interno della cava Suarez, Sansone era già stato rinviato a giudizio dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, con dibattimento di primo grado attualmente in corso. Intanto "non risultava aver mai ottemperato agli obblighi imposti per legge e relativi al recupero della cava, sostanzialmente sfruttata quale personale discarica abusiva".

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