Haiti: l'opposizione torna in piazza

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Ad Haiti, per il secondo giorno consecutivo, l’opposizione ha manifestato contro l’aumento delle imposte deciso dal parlamento. A chiedere la mobilitazione della popolazione è stato l’ex candidato alla presidenza Jean-Charles Moïse. Martedì le manifestazioni erano degenerate: diverse auto erano state date alle fiamme e le vetrine di diversi negozi erano state distrutte da lanci di pietre.

Paralizzata la capitale Port-au-Prince. La polizia era intervenuta sparando gas lacrimogeni e tentando di disperdere la folla. Si tratta delle proteste più violente da quando il neo presidente Jovenel Moïse si è insediato, all’inizio di febbraio.

Lo scorso fine settimana i deputati avevano approvato il rincaro delle tasse anche su prodotti come sigarette, alcool e passaporti. Un incremento che coincide con la diminuzione degli aiuti umanitari provenienti dall’estero.
Nel Paese caraibico l’inflazione supera il 15% e i due terzi della popolazione vive con meno di due dollari statunitensi al giorno. Sono queste persone che subiscono maggiormente l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità.

Haiti, lo Stato più povero del continente americano, si trova a dover far i conti con la devastazione causata dall’uragano Irma. Secondo diverse Organizzazioni Non Governative potrebbero volerci mesi prima che l’attività agricola possa riprendere. Irma, pur non avendo colpito direttamente l’isola, ha portato con sé piogge che hanno distrutto le risaie e le piantagioni delle zone costiere. Secondo il ministero dell’Agricoltura almeno 18.000 famiglie avrebbero perso le proprie colture.

Haiti conta oltre dieci milioni di abitanti, la maggior parte dei quali si dedica a un’agricoltura di sussistenza.

Lo scorso anno era stato l’uragano Matthew a provocare pesanti danni. Nel 2010 il terremoto era costato la vita a più di 230.000 persone.

WFP has launched a range of operations in response to the devastation caused by #HurricaneIrma across the Caribbean→ https://t.co/zqEhIipyjF pic.twitter.com/9mOOGTt2KT— World Food Programme (@WFP) September 13, 2017

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