Sì a un contingente ONU, ma se solo al confine, no invece all’invio di armi a Kiev da parte degli Stati Uniti. Dal palscoscenico cinese di Xiamen del vertice dei Brics, i paesi in via di sviluppo, Putin illustra la dottrina di Mosca sul conflitto nell’est dell’Ucraina.
“Gli Stati Uniti facciano come vogliono, ma l’invio d’armi peggiorerebbe la situazione”
“Washington faccia quello che vuole – la sostanza del suo messaggio -, non possiamo certo impedirglielo. La fornitura di armi letali, non cambierebbe però la situazione. Anzi: provocherebbe un escalation anche di perdite umane”. “Se armi americane dovessero pervenire nella zona del conflitto – ha aggiunto – sarebbe poi difficile prevedere la reazione dei separatisti. Non è escluso che procederebbero a loro volta a rinforzare i propri armamenti”.
L’intervento di Putin segue l’annuncio, fatto ad agosto dal Segretario alla difesa americano Mattis durante una visita a Kiev, di stare “attivamente considerando” l’ipotesi di inviare armi letali all’Ucraina, per consentirle di difendersi dai separatisti.
“Sì ai Caschi blu, ma solo al confine e con l’accordo dei separatisti”
Alla chiusura a Washington su questo fronte, Putin ha tuttavia accompagnato un’apertura, ma condizionata, all’ipotesi di inviare Caschi blu nel Donbass: “Sì se solo lungo la linea di demarcazione e previo l’accordo delle repubbliche separatiste – ha detto -. Stiamo già lavorando a una bozza in questo senso”. Lo scopo sarebbe quello di garantire la sicurezza degli osservatori Osce incaricati di monitorare il cessate il fuoco. A Kiev però la proposta russa non basta: esigenza espressa a più riprese e che la missione ONU operi nella totalità del territorio interessato dal conflitto. (16/16)