“Non si deve trascurare il desiderio dei genitori del piccolo Charlie Gard“. L’ultimo appello in ordine di tempo lo ha fatto Papa Francesco. Charlie, 10 mesi, è affetto da una rara malattia genetica degenerativa e incurabile e le sentenze della Corte inglese prima e del Tribunale dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo dopo, lo hanno in pratica condannato a morire. Non si sa ancora quando i medici del Great Ormond Street Hospital decideranno di staccare le macchine ma intanto i genitori si godono gli ultimi istanti insieme al bimbo. La questione diventa etica e tra la strana indifferenza della stampa britannica la gente si mobilita e scende in piazza di fronte a Buckingham Palace.
Anche dall’Italia arriva un appello. Quello di Chiara Paolini, la mamma di Emanuele, il bambino pittore, un piccolo genio nonostante abbia la stessa malattia di Charlie. “Anche mio figlio a 5 mesi era condannato a morire presto – ha detto la donna -. Ha la stessa malattia di Charlie, ma è ancora vivo e dipinge con tutto il corpo e le mani strette a pugno. La differenza tra Mele e Charlie è solo nel tipo di gene malato, che causa però la stessa malattia, e nelle leggi dello Stato in cui vivono”.
A Emanuele venne concesso di tornare a casa e dalla diagnosi ad oggi sono passati nove anni. In Italia l’ultima parola sulle cure spetta alle famiglie. Per Charlie invece no. La giurisprudenza inglese si basa anche sul fatto che i suoi diritti prevalgano su quelli genitoriali. L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma si è reso disponibile ad accoglierlo, per evitare a Connie e Chris questa che per tutti è una autentica eutanasia legislativa.