All’esterno della morgue di Manila i famigliari aspettano le bare con le vittime dell’attentato incendiario che venerdì ha fatto 36 morti in un casinò. Nei giorni del lutto un’inchiesta prosegue a rilento. Per la polizia l’attentatore, che è entrato nel casinò con un fucile, ha dato fuoco a tutto ed è scappato coi soldi, sarebbe un folle ladro: “Ebbene, non possiamo dire cosa abbia spinto l’attentatore ad agire, ma apparentemente è disturbato mentalmente; non ha sparato a nessuno e perciò crediamo che non sia un terrorista” – ha detto il capo della polizia della regione.
Ma la versione della polizia non convince, tanto più che il sedicente stato islamico ha rivendicato l’attentato e che il Presidente della Camera dei rappresentanti delle Filippine, Pantaleon Alvarez, ha dichiarato che l’assalto “è un chiaro esempio di attacco terroristico, firmato da un lupo solitario”. Inoltre da giorni i soldati filippini combattono nel sud del Paese contro le milizie jihadiste. L’attentatore dopo aver scatenato il panico nel casinò si è dato fuoco in una camera d’albergo. La sua identità è ancora ignota sebbene le descrizioni concordino: è un uomo bianco con i baffi.
https://t.co/ho78u3pUG6 L’#Isis rivendica l’attacco nel resort di #Manila con 36 morti— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) 2 giugno 2017