Le purghe in Turchia, dopo il fallito autogolpe dell’anno scorso, sono ormai un marchio d’infamia. Anche chi non finisce in carcere non trova più lavoro. Due di queste persone hanno iniziato uno sciopero della fame come unica forma di protesta,
Cresce dunque la preoccupazione per le condizioni di salute di due docenti, Nuriye Gulmen e Semi Ozakca, che da 64 giorni sono in sciopero della fame per protestare contro il loro licenziamento, con un decreto dello stato d’emergenza.
Gulmen è stata cacciata dall’università. Ozakca insegnava in una scuola elementare. A lanciare l’allarme sono diverse associazioni e alcuni deputati
“Non è possibile essere licenziati in questo modo Vogliamo che il decreto sia annullato. Vogliamo che nemmeno un lavoratore sia licenziato con un decreto. Mai più
“Non si tratta solo di impiego. La cosa è più grave. Essere licenziati per decreto è un marchio d’infamia. Inventano i motivi più vari per licenziarti e questo non è accettabile”.
Secondo l’ordine dei medici di Ankara, nonostante assumano vitamina B, i due docenti sarebbero a rischio di vita e hanno hiesto di non essere aiutati nemmeno in caso di perdita di coscienza.
Dal fallito putsch della scorsa estate, in Turchia almeno 47 mila persone sono state arrestate e oltre 145 mila licenziate o sospese.