A Tanta e ad Alessandria, in Egitto, si celebrano i primi funerali delle vittime della strage della Domenica delle Palme.
I kamikaze dell’Isil hanno colpito i cristiani copti in due chiese provocando almeno 45 morti e 118 feriti. Il patriarca copto Tawadros II aveva appena finito di celebrare la messa.
Il giorno dopo, contro i vertici del Cairo, nonostante l’arresto di due persone, esplode l’ira dei fedeli.
“Come è possibile che sia accaduto durante la nostra festa? Dov‘è la sicurezza? – si chiede Silvana Sabry, una giovane fedele – Non c‘è sicurezza. L’attentatore è riuscito a passare con una cintura esplosiva di sei chili”.
“Non ci aspettavamo che delle persone che vivono con noi nello stesso Paese, persone con le quali abbiamo condiviso amore e amicizia, facessero queste cose”, dice il sacerdote della chiesa di Tanta, Tawfik Kobeish.
Sul banco degli imputati c‘è il Presidente egiziano al Sisi, che aveva garantito al Paese la sicurezza al prezzo della militarizzazione: gli attentatori erano egiziani e il doppio attacco arriva a tre settimane dalla visita del Papa.
Il Cairo ha rimosso i capi della sicurezza di Tanta e ordinato il dispiegamento delle forze speciali.
Erano in duemila nella chiesa Mar Girgis quando il kamikaze si è fatto esplodere. Mentre il bilancio delle vittime saliva a 27, è arrivata la notizia del secondo attacco ad Alessandria, sul sagrato della chiesa di San Marco. L’attentatore si è fatto esplodere nei pressi dell’entrata. Almeno 18 i morti e una quarantina i feriti.
L’odio islamista per i cristiani che l’occidente non vede. Appunti per l’imminente viaggio in #Egitto del Papa https://t.co/Bte0NCoC3Y— Il Foglio (@ilfoglio_it) April 9, 2017