Alle falde del Gran Sasso, proseguono in condizioni davvero proibitive le operazioni di soccorso che vedono impegnati circa settemila uomini, con l’ausilio di 2.400 militari.
Scenario della tragedia l’Hotel Rigopiano di Farindola (PE), travolto da una slavina dovuta alle forti nevicate e alle scosse di terremoto nella zona circostante, dove si cerca di salvare superstiti e di tirare fuori corpi senza vita, rimasti sotto quello che era uno splendido edificio, tra neve e macerie.
Rinvenuti i primi quattro corpi, oltre venticinque le persone disperse, tra le quali anche dei bambini.
“Stiamo lavorando con gli strumenti a nostra disposizione – afferma Luca Cari, portavoce dei Vigili del Fuoco -, i cani sono alla ricerca di tracce di vita; è crollata una struttura in cemento armato, ci vorrà del tempo per rimuovere tutto”.
“In questi casi – dice invece il Capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio -, la speranza è sempre il motore che mantiene all’erta gli i soccorritori, se non ci fosse speranza non butterebbero il cuore oltre l’ostacolo”.
Segnalate, inoltre, molte altre situazioni critiche, con frazioni isolate, persone intrappolate nelle proprie abitazioni, decine di migliaia di case ancora senza energia elettrica.
A tutto ciò si aggiunge un marcato rialzo delle temperature, che fa salire al massimo l’allarme valanghe.
Le abbondanti nevicate, associate al vento forte, stanno determinando in tutte le aree montane di Marche, Abruzzo, Lazio e Molise un aumento significativo dei rischi in tal senso: la Prefettura di Teramo, quindi, ha disposto la chiusura di un tratto della statale 80, dal km 60, nel Comune di Montorio al Vomano, sino al confine con la provincia de L’Aquila.
Dentro l’albergo, stando al racconto del direttore, Bruno Di Tommaso, c’erano 35 persone, undici dei quali dipendenti.
Alcuni soccorritori hanno affermato che l’edificio è stato “spazzato via” e le unità cinofile non rilevano segnali sotto le macerie.
Due sopravvissuti, Giampiero Parete e Fabio Salzetta, al momento della slavina si trovavano all’esterno della struttura e da lì sono riusciti a lanciare l’allarme.
Gli ospiti avevano saldato il conto e aspettavano che uno spazzaneve arrivasse a liberare la strada dall’abbondante neve: in quel lasso di tempo, una massa ghiacciata di oltre 300 metri si è staccata dalla parete del monte Siella, precipitando giù e spostando l’hotel-spa di circa dieci metri.
I primi a raggiungere l’area del disastro, all’alba, sono stati quattro scialpinisti del Soccorso Alpino emiliano, data la totale interruzione delle vie di comunicazione col luogo del disastro.
Intanto, il Consiglio dei Ministri varerà a breve l’estensione dello stato di emergenza nei territori colpiti dalle calamità negli ultimi giorni.
Circa tremila, riferisce la Coldiretti, sono le aziende agricole e le stalle sepolte dalla neve nelle aree colpite dal terremoto.