Rilanciare il processo di pace di Medio Oriente. È l’obiettivo della conferenza apertasi questa domenica a Parigi. Alla riunione partecipano i rappresentanti di 73 Paesi, quelli delle maggiori istituzioni internazionali e di diverse organizzazioni.
L’idea principale è la ripresa dei colloqui tra israeliani e palestinesi, come ha spiegato Jean-Marc Ayrault, ministro degli Esteri francese: “La responsabilità collettiva ora è quella di riportare israeliani e palestinesi attorno a un tavolo per negoziare. Perché alla fine soltanto i negoziati permetteranno di realizzare la soluzione dei due Stati e porteranno finalmente la pace e la sicurezza in Medio Oriente”.
Conférence pour la paix au Proche-Orient à Paris : affirmer l'importance de la solution des deux États #Israël #Palestine pic.twitter.com/DsMX6XZX8W— Jean-Marc Ayrault (@jeanmarcayrault) January 15, 2017
La riunione arriva a cinque giorni dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Il presidente eletto ha riacceso le tensioni tra le due parti sostenendo di voler trasferire l’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme. Una provocazione per i palestinesi.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso di disertare la conferenza. Assenti anche i vertici della controparte. Ma nonostante questo c‘è chi spera che da Parigi arrivino segnali confortanti.
“Crediamo – dice da Ramallah Hanan Ashrawi, membro dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina – sia un segnale molto positivo che la comunità internazionale sia disposta a impegnarsi per salvare la soluzione dei due Stati. Crediamo che l’iniziativa francese sia un raggio di speranza in una situazione estremamente squallida e molto pericolosa”.
L’altro raggio di speranza è arrivato sabato da Papa Francesco. Il pontefice ha incontrato in Vaticano il presidente dell’Anp Mahmoud Abbas e ha espresso la speranza che si possa mettere fine alla violenza e giungere a una ‘soluzione giusta e duratura’.