Dieselgate: dopo VW anche Fca e Renault accusate di violazioni sulle emissioni

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Il titolo Fiat-Chrysler rimbalza a Piazza Affari dopo il crollo di giovedì per le accuse sulle violazioni sulle emissioni dei suoi motori diesel.

Secondo l’Agenzia per la protezione ambientale statunitense, il colosso automobilistico avrebbe aggirato i test sulle emissioni grazie a un software che avrebbe permesso il superamento dei limiti previsti su oltre centomila vetture, tra Jeep Grand Cherokee e Dodge Ram.

L’amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne ha respinto tutte le accuse, garantendo che l’azienda non ha fatto nulla di illegale e sottolineando le differenze con la vicenda Volkswagen. Soltanto mercoledì la casa automobilistica tedesca si era dichiarata colpevole di frode e aveva confermato l’impegno a pagare 4,3 miliardi di dollari. Una somma prevista nel patteggiamento con le autorità statunitensi.

FCA US replica alla presa di posizione di EPA https://t.co/Z0scRUFP89— FCA group (@fcagroup) January 12, 2017

“Non è una situazione identica a quella di Volkswagen – spiega Michelle Krebs, analista – o per lo meno non ancora. C‘è ancora del lavoro da fare. Nel caso di Volkswagen si è trattato di barare in modo intenzionale. Sapevano quel che facevano. Qui invece la situazione non è ancora chiara”.

Intanto emergono sospetti anche su Renault. Tre giudici francesi indagheranno sui dispositivi usati dalla casa automobilistica francese per controllare le emissioni. Renault si difende e garantisce: nessuna frode ma nel frattempo la notizia ha fatto crollare il titolo in Borsa.

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