A metà fra crisi politica e umanitaria, la carenza di elettricità porta migliaia di persone in strada nella Striscia di Gaza. Mentre Hamas e Autorità Nazionale Palestinese si rimpallano le responsabilità, le temperature invernali fanno montare esasperazione e tensioni.
La polizia spara in aria e i fotografi denunciano: “Siamo stati aggrediti”
WAATCH: Mass protest in Gaza against Hamas amid electricity crisishttps://t.co/VerrxZ3Er3 pic.twitter.com/1S3mUTzNlg— Ynetnews (@ynetnews) 13 gennaio 2017
In questo video postato su Twitter alcuni dei momenti di maggiore tensione che si sono registrati alla manifestazione
La polizia è intervenuta giovedì sparando in aria nel campo profughi di Jabalia, per disperdere la folla che provava a raggiungere la sede della compagnia elettrica. Due fotografi delle agenzie di stampa AFP e Associated Press hanno denunciato di essere stati – rispettivamente – malmenati e fermati dalle forze dell’ordine, che hanno loro confiscato macchine fotografiche e carte di memoria degli apparecchi.
Il nodo gordiano dell’elettricità: forniture ostaggio del conflitto (e delle tensioni politiche)
Le migliaia di persone scese in strada reclamavano una normalizzazione di forniture che da settimane coprono appena 4 ore al giorno, rispetto alle 8 abituali. Danneggiata dai bombardamenti israeliani, la principale centrale elettrica funziona da anni a scartamento ridotto. Crisi economica e tensioni politiche fanno il resto, permettendo forniture pari a neanche la metà del necessario. Su un fabbisogno quotidiano stimato in almeno 450 Megawatt, Gaza riesce ad assicurarne appena 180. Di questi 30 provengono dalla produzione locale, altrettanti sono importati dall’Egitto e 120 vengono forniti da Israele.
La crisi economica stacca la spina alle forniture
A complicare la situazione anche la crisi economica, che riduce il potere d’acquisto dei circa due milioni di residenti della Striscia di Gaza. La compagnia elettrica lamenta bollette inevase pari a quasi 950 milioni di euro, che le impedirebbero di reclamare ulteriori crediti. È il caso in particolare della compagnia elettrica israeliana che rifornisce la Striscia. Benché potenzialmente in grado di incrementare le forniture, quest’ultima si rifiuta di farlo fino all’estinzione dei crediti che vanta e in assenza di garanzie sui pagamenti futuri. Le forniture da Egitto e Israele vengono poi saldate dall’Autorità Nazionale Palestinese, che ha tuttavia sospeso il regime fiscale agevolato a cui le assoggettava, inducendo Hamas ad accusarla di “sabotaggio”.