È dato favorito nella corsa alla successione di Martin Schulz. Antonio Tajani, 63 anni, fedelissimo di Berlusconi, è il candidato dei popolari. Come suo punto di forza vanta una lealtà a prova di crisi politiche: “Io non ho mai cambiato partito politico – dice ai nostri microfoni -, io mi chiamo Antonio Tajani, sono stato eletto qui, ho avuto un’ampia maggioranza in quanto vicepresidente vicario del Parlamento e sono sempre rimasto nello stesso partito, diversamente da altri. Per cui non c‘è nessun problema per quanto riguarda il mio partito politico”.
A dargli filo da torcere sarà Gianni Pittella, in corsa per i socialdemocratici. 58 anni, predecessore di Tajani come vicepresidente vicario del Parlamento europeo, Pittella sottolinea la necessità di cambiare politica: “È cambiato il mondo, c‘è stata la Brexit, c‘è stata la vittoria di Trump, lo dobbiamo capire, i segnali che ci vengono dai cittadini sono per una maggiore polarizzazione. Noi vogliamo realizzare anche nel Parlamento europeo una chiara, civile, corretta alternativa tra conservatori e progressisti, e noi siamo una parte fondamentale del polo progressista”.
Da ultimo dei favoriti a primo degli outsider. L’ex primo ministro belga Guy Verhofstadt, 63 anni, capogruppo dei liberali, ha fatto uno scivolone siglando con Beppe Grillo un patto che puntava a far migrare i diciassette deputati del MoVimento nell’Alde: patto che è stato respinto dagli altri membri del suo gruppo. Ma lui il bicchiere lo vede mezzo pieno: “Forse sono un po’ ingenuo su queste questioni dopo oltre quarant’anni di politica – ironizza -, può succedere. E forse non è il primo errore che ho commesso nella mia vita politica. Ma è stato un tentativo serio: quando vedo il numero di persone che sostengono ora i gruppi pro-europei, in questo preciso momento in cui stiamo parlando e discutendo, forse non è stato così negativo, contribuirà a indebolire l’euroscetticismo, il populismo e il nazionalismo”.