Colombia: firmato il nuovo accordo con le FARC, si apre una fase piena d'incognite

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La Colombia si prepara a implementare il nuovo accordo di pace tra governo e FARC, in attesa di avviare i negoziati ache con l’altro gruppo terrorista, l’ELN. Per una pace complessiva nel Paese resterà poi da risolvere il problema dei gruppi paramilitari di destra, che secondo alcune fonti hanno incrementato le loro azioni.

Il giorno dopo la firma del nuovo accordo, il leader delle FARC ha detto a Euronews:

“Se c‘è qualcosa che ci ha dato sicurezza in questo accordo è la presenza e l’accompagnamento da parte della comunità internazionale, a partire dagli Stati Uniti, dall’America latina e dall’Unione europea”.

La cerimonia per la nuova firma, dopo il primo accordo bocciato da un referendum il 2 ottobre, è stata accompagnata da una serie di manifestazioni, pro e contro. La nuova versione trova il favore di molte vittime, come Clara Rojas, sequestrata per sei anni:
“Questo signor Timoleón ha chiesto perdono alle vittime e si è impegnato perché d’ora in poi, per tutti i colombiani, valgano le parole e non le armi e che nessuno più muoia a causa del suo credo politico. Credo che sia un impegno vero”.

Resta comunque un’opposizione nel Paese, anche alla nuova versione dell’accordo. Una delle ragioni è che questa volta non ci sarà referendum, ma solo un’approvazione parlamentare. L’ex presidente, oggi senatore d’opposizione, Alvaro Uribe resta estremamente critico sul contenuto:

“Pensateci: se quelle sono le concessioni alle FARC, cosa farà poi il Paese con i suoi dissidenti, fin dove andrà con l’ELN, con 3.500 gruppi criminali, con oltre 150.000 ettari di territorio in mano ai narcotrafficanti?”

L’inviata di Euronews sottolinea la complessità della fase che si apre ora, dopo la firma dell’accordo:
“Il nuovo testo sarà approvato qui al Congresso, e a partire da quel momento si avvia la fase di implementazione, un periodo pieno di incognite. E si avvia anche una fase di 180 giorni durante i quali, poco a poco, le FARC deporranno le armi con la supervisione delle Nazioni Unite”.

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