I dati personali degli utenti non sono conservati in server russi. Questa la motivazione dell’Authority di Mosca, Roskomnadzor, in merito al blocco di LinkedIn, la piattaforma per contatti professionali con più utenti al mondo.
Per il portavoce di Vladimir Putin non si tratta di censura, ma di rispetto della legge e dell’esecuzione di una sentenza di un tribunale della capitale russa che il 10 novembre scorso ha respinto il ricorso di Linkedin contro il blocco.
“La missione di LinkedIn è quella di creare opportunità economiche – risponde il responsabile della comunicazione per l’Europa, Medio Oriente e Africa – Rimaniamo in attesa di un incontro con le autorità per discutere sulla loro richiesta di localizzazione dei dati”.
Il social network è stato inserito nella back-list dei siti che violano le regole per la protezione dei dati personali. All’indomani della sentenza che ha respinto il ricorso di Linkedin, la stessa Roskomnadzor ha proposto un sondaggio dal quale emerge che solo il 37% degli intervistati usa la piattaforma.
Sono molti di più gli utenti di Facebook e Twitter. E la decisione della giustizia russa apre la strada anche al loro oscuramento, se non si adegueranno alle richieste dell’Authority per le Telecomunicazioni.
Perché la #Russia di #Puitin vuole bloccare il social Usa #Linkedin https://t.co/owIp4XUD5d pic.twitter.com/FWabnzlgnZ— askanews (@askanews_ita) November 17, 2016