Facilitare la transizione, al di là delle differenze. Tutti gli attori implicati nel dramma delle presidenziali dall’esito più inatteso di sempre hanno espresso la volontà di ricomporre la frattura creata nel Paese da una campagna elettorale di rara virulenza. A partire dal vincitore, il Repubblicano Donald Trump.
“È arrivato il momento per l’America di curare le ferite della divisione. Dobbiamo restare uniti. A tutti i Repubblicani, ai Democratici e agli Indipendenti di tutta la Nazione dico che è il momento di tornare ad essere un popolo unito. È ora il momento” ha detto subito dopo aver ricevuto la telefonata dell’avversaria Hillary Clinton.
Lo smacco per l’amministrazione Obama
L’ex-Segretaria di Stato non è la sola sconfitta di queste elezioni. L’intero partito democratico e il Presidente Obama in primis incassano uno smacco enorme, di fronte al candidato che hanno descritto come l’incarnazione della catastrofe per il Paese.
“Che il Presidente eletto ed io abbiamo una serie di differenze piuttosto significative non è certo un segreto” ha detto Barack Obama. “Ma ricordate, 8 anni fa anche il Presidente Bush ed io avevamo delle differenze non da poco. Ma la squadra del Presidente Bush è stata assolutamente professionale e disponibile nel garantire che il passaggio di consegne avvenisse nella maniera più fluida e in modo che noi potessimo entrare immediatamente in gioco”.
Oggi il primo incontro Obama – Trump alla Casa Bianca
Questo giovedì Obama riceverà Trump alla Casa Bianca per un primo incontro ufficiale. Intanto la Trump Tower di New York, dimora del Capo dello Stato eletto, è già diventata una Fort Knox nel cuore di Manhattan. In attesa che, il 20 gennaio, la famiglia Trump si trasferisca alla Casa Bianca.